I diciotto anni sono un traguardo importante, si sa. Nuovi pericoli pubblici al volante (eccomi, tra qualche mese), diritto – e dovere! – di voto, responsabilità di fronte alla legge, conti in banca, libertà finanziarie, libertà di farsi un tatuaggio senza il consenso di nessuno e, per il resto, tante raccomandazioni dei genitori e festeggiamenti.
Ma cosa succede se a parlare della maggiore età è un filosofo che si prende la briga di analizzare il fenomeno del passaggio dalla minorità alla maggiore età? Succede che ne viene fuori un bel libro, una piccola enciclopedia tematica che attraversa tutta la storia dell’umanità, dalle Sacre Scritture a Kant, fino ai giorni nostri.
La porta stretta di Umberto Curi, pubblicato lo scorso maggio da Bollati Boringhieri, è un intenso manuale di duecento pagine su Come diventare maggiorenni – l’omonimo sottotitolo. Il libro si apre non a caso con l’Aufklarung, termine tedesco corrispondente al nostro Illuminismo, che indica l’epoca in cui tutto divenne più chiaro e la ragione passò in primo piano. Lo slogan era il motto oraziano sapere aude, che esortava ad un uso individuale della propria ragione, per proiettarsi all’azione.
Il primo punto di forza di questo libro consiste nel ribaltare subito il concetto che ne sta alla base: cos’è questa maturità? Non è uno stato raggiungibile dopo un percorso – fisico, intellettuale, sociale-, un punto di arrivo, è molto di più: è un processo inestinguibile e in continuo rinnovamento. La vita non è solo progredire verso qualcosa di migliore, è anche, e soprattutto, regredire, verso un qualcosa di non necessariamente peggiore, in un ciclo continuo.
Ma la maturità – e lo status del sapere aude – si raggiunge obbedendo o trasgredendo? Ritroviamo l’Edipo re, la tragedia di Sofocle e il primo giallo psicologico della storia; ritroviamo, più recente, l’Amleto, la tragedia di Shakespeare; ritroviamo anche I fratelli Karamazov, ultimo romanzo di Dostoevskij; minimo comune denominatore? Il parricidio, reale e metaforico, come mezzo di riscatto per uscire dalla minorità, emanciparsi, e prendere il posto del padre, smantellando il ‘vecchio‘ in un estenuante contrasto generazionale. Ma ritroviamo anche personaggi biblici come Abramo e Gesù, che fecero dell’obbedienza una virtù indispensabile per una diversa crescita interiore. E allora, come si diventa maggiorenni? C’è una terza alternativa, un limbo di ignavi per il pensiero mediano del preferirei di no: è il caso dell’omonimo protagonista del racconto di Melville, Bartleby, Lo scrivano. La risposta Curi non ce la dice, la scelta tocca a noi.
La cosa bella di questo libro è che in ogni pagina si trova un riferimento, un nome, che rimanda a storie ben più grandi, ben più complesse; e si esercita la memoria, che rivede in tali nomi capitoli di libri studiati a scuola, volti visti in un film o pennellate in un quadro. Spazia da un’epoca storica all’altra, mantenendo sempre, rigorosamente, un filo logico ben preciso. E’ sorprendente vedere come situazioni e temi risalenti alla letteratura greca del VI secolo a.C, o alle Sacre Scritture, siano ancora attuali e oggetto di dibattito. Come se l’uomo, nel corso di più di duemila anni, non fosse cambiato poi così tanto.