Avviamo oggi una nuova rubrica dedicata al cinema, ma da un punto di vista assolutamente particolare. I nostri “Steve” Bertini e Cecilia “Costoletta” Falchi prenderanno infatti in esame un film e offriranno le loro opinioni, che metteremo a confronto in una super-battaglia Uomo vs Donna.
I nostri due alfieri chiedono anche il vostro aiuto per suggerimenti: chiunque volesse contribuire o richiedere la recensione di un film da parte dei nostri “Lui & Lei” può scrivere ai loro profili Facebook personali: Stefano Steve Bertini e Cecilia Falchi.
La costola di Adamo secondo Steve:
Cecilia Falchi è una bravissima blogger che, guarda caso, cura una rubrica dal titolo “ La costola di Adamo “.
Oggi parlerò del film del 1949 da cui Cecilia ha tratto spunto per il suo blog, una commedia a “ stars and stripes “ alquanto brillante, che vede protagonisti due mostri sacri del cinema mondiale, partner in diversi altri film e anche nella vita quali Spencer Tracy e Katharine Hepburn diretti dal regista George Cukor,. Cercherò di analizzare questa pellicola dal punto di vista maschile. Cosa voglio dire? Leggendomi, capirete.
Doris Attinger è una “ Desperate Housewife “, madre di tre figli ed esasperata dai continui tradimenti del marito, al che decide di pedinarlo e raggiuntolo all’appartamento dell’ amante, gli spara, ma la sua scarsa, per non dire nulla, dimestichezza con le armi, le impedisce di fare centro, ferendo solamente il marito e spaventando a morte l’ amante.
Adam Bonner ed Amanda Bonner, Spencer Tracy e Katharine Hepburn appunto, sono una felice coppia in carriera, vice – procuratore distrettuale lui, avvocato lei, “ Puccio “ e “ Pucci “ in intimità, con le loro sedute di massaggi e con i loro cocktails dopo estenuanti giornate di lavoro, insomma sembra andare tutto per il verso giusto, ma c’ è un piccolissimo, all’ apparenza, infinitesimale tarlo che gira per la testa di lui, una noiosissima mosca che gli ronza intorno e non lo lascia mai in pace: il femminismo, la parità di diritti che Amanda porta avanti con orgoglio e che lui non riesce ad accettare, pur celandolo all’apparenza bene. Proprio il tentato omicidio di poche righe addietro sarà la grande occasione, per lei, di far valere, una volta per tutte, i diritti delle donne ma … ebbene sì, c’ è un ma, perché a difendere i diritti del marito leso ci sarà proprio“ Puccio “ e da qui inizierà una serie di ripicche che porteranno Adam ed Amanda a scontrarsi in Tribunale con Adam che tenterà di far valere i diritti del suo assistito, pervaso da forte maschilismo, ed Amanda che, ricorrendo ad abili e non sempre ortodossi stratagemmi, cercherà di portare la giuria popolare a decidere in favore della donna debole ed indifesa che ha fatto tutto questo non per uccidere il marito bensì solo per spaventare l’amante, tutto questo portando l’ex coppia felice ad aspri dissapori con lui che se ne andrà di casa dopo una furibonda lite al termine di una giornata in cui si è sentito, probabilmente per la prima volta nella sua vita, sconfitto.
La giuria popolare al’unanimità deciderà in favore dell’assoluzione della donna, segnando una vittoria inaspettata e sancendo una rottura all’apparenza definitiva fra Adam ed Amanda, la quale si sfogherà con il suo amico e cliente Pippo, da tempo follemente innamorato di lei; ma proprio in quel momento nell’ appartamento farà la sua incursione Adam, pistola in pugno, minacciando di uccidere entrambi, con lei che lo implora di non farsi giustizia da solo ed Adam che, ormai rassegnato, si infilerà la pistola in bocca … iniziando a mangiarla, essendo una pistola di liquirizia ed ottenendo la sua personale vittoria, sconfessando così la moglie. Ormai prossimi al divorzio, i due si presenteranno da un contabile loro amico per stabilire la spartizione dei beni, ma al momento di decidere della sorte della casa in campagna che con grande sacrificio si erano regalati dopo anni di duro lavoro, i due si riappacificano, andando a passarvi qualche giorno in completa pace, ma con sorpresa finale.
In conclusione: già settanta anni addietro si parlava di parità di diritti, o almeno si cercava di farlo, ma soprattutto in una Nazione come gli Stati Uniti, che ancora oggi tende a presentare molte ambiguità, era molto difficile per una donna farsi rispettare in ambito lavorativo e far sentire la propria voce e questo film, seppur in chiave ironica, riesce a spiegarlo molto bene.
Se io fossi stato Puccio che cosa avrei fatto? Probabilmente, avrei portato avanti allo stesso modo la causa, ma cercando di prevedere anche le astute mosse di lei e soprattutto cercando di comprendere il punto di vista della donna offesa, usando un po’ di sana tattica nei momenti di spensieratezza con la moglie, senza essere accecato da quel maschilismo ottuso che, probabilmente, gli ha fatto perdere la causa e quasi la moglie.
Stefano Steve Bertini
La Costola di Adamo secondo Cecilia, la “Costoletta”
Vi racconterò un film che ha ispirato la mia rubrica, anzi vi racconterò la storia dietro il film, la storia universale di Adamo e di Eva, nata dalla sua costola.
Adam’s Rib per noi italiani è La Costola di Adamo, una commedia del 1949 diretta da uno dei miei registi preferiti, George Cukor, uno dei tre che ha avuto il piacere e l’onere di girare Via col Vento, il maestro che ha diretto Scandalo a Filadelfia, Women, Piccole Donne, A star is born, quello con Judy Garland ovviamente.
Ho visto e piacevolmente rivisto Adam’s RIb diverse volte, ma ogni volta colgo un particolare in più, un’ironia sempre più sottile celata dietro la naturalezza e la magnificenza dei volti dei due attori Spencer Tracey e Katherine Hepburn. Insieme nei ciak così come nella vita, anche se come voleva il politicamente corretto dei tempi e delle grandi Major, mai apertamente.
I due protagonisti del film sono Adam Bonner e sua moglie Amanda, due avvocati di New York che hanno trovato il loro equilibrio tra lavoro, casa e tempo libero; le loro vite e i loro gesti si incastrano perfettamente in una perfetta coreografia a due, dove nessuno prevale mai sull’altro, entrambi protagonisti del palcoscenico della loro vita e della loro relazione.
I due giornali del mattino, i due letti, le due cabine armadio, i due studi professionali, i due cocktails, Puccio e Pucci, così si chiamano nell’intimità, sembrano aver raggiunto quello che tutti noi ricerchiamo. La realizzazione personale e lavorativa, contemporaneamente.
Non è una perfezione idilliaca, in cui è impossibile identificarsi a meno che non si abbiano 13 anni e due cuori al posto degli occhi, è una perfezione realistica, raggiungibile anche da noi mortali, o almeno per quei ricchi mortali che ancora oggi vivono nell’Upper East Side a New York.
Un giorno però la loro vita e il loro equilibrio vengono stravolti da un fatto di cronaca: una moglie, ferita dai continui tradimenti del marito, lo pedina e, trovato insieme all’amante, tenta di ucciderlo senza riuscire davvero nell’intento. Sparare con gli occhi chiusi non l’ha aiutata nel compito.
Adam viene scelto come Pubblico Ministero per rappresentare l’accusa nel processo penale contro la donna che ha attentato la vita del marito fedifrago, Amanda invece, decisa a difendere l’uguaglianza dei sessi di fronte alla legge, prende l’incarico di difendere la donna, convinta fino in fondo che il pregiudizio verso il genere femminile la farà condannare.
<<Ci sono tante cose che un uomo può fare e va tutto liscio, la donna fa le stesse cose ed è condannata>>. Così insorge a difesa della moglie, rea di aver difeso solo la sua famiglia e la sua casa, simbolo della proprietà privata così inviolabile per gli Usa.
Due concezioni di giustizia diverse per marito e moglie che per la prima volta entrano in conflitto nella vita professionale e privata. Per Adam giustizia equivale a far rispettare la legge e quindi a condannare la donna per il suo gesto, per Amanda giustizia è il riconoscimento di una parità, di un’uguaglianza tra i generi non solo formale, ma anche sostanziale.
Un film del 1949, ma che, cappellini a parte, è eternamente attuale. Cukor è un regista moderno, la storia che racconta, la ricerca di un riconoscimento in ambito familiare e sociale, la difficoltà a raggiungere e mantenere un equilibrio tra ambizione e paura di perdere quello che si ha già, tutto ciò è reale, è attuale, è Hic et Nunc.
In tribunale, tra scene esilaranti, principi strenuamente difesi e obiezioni come se piovesse, marito e moglie si danno battaglia, ma è da subito innegabile la superiorità della difesa, delle sue armi e delle sue strategie difensive.
Piano piano la separazione tra vita privata e lavorativa viene meno e nelle mura domestiche inizia una battaglia parallela, esilarante nella sua finezza, un’ escalation di dispetti e provocazioni, fomentati anche dalla presenza di Pippo, un cantante narcisista innamorato di Amanda e che ama ridicolizzare puntualmente Adam.
Amanda, lusingata dalle attenzioni di Pippo e immersa nel suo ruolo di difensora della parità dei sessi, perde di vista suo marito, ferma nel suo obiettivo lo raggira con pianti finti e carezze tendenziose, lo accusa di maschilismo e brutalità, invidia la sua libertà, di nuovo non solo formale, ma anche sostanziale.
La libertà che un uomo ha di fare quello che vuole senza essere giudicato, la libertà di essere quello che vuole senza che la società punti il dito. All’urlo di << Voglio essere maschia>> rivendica il suo desiderio di essere una donna libera.
Al primo sguardo può sembrare solo un film di doppi sensi, di battibecchi, una bozza di un qualcosa di più profondo che non è stato sviluppato per essere accettato in una società postbellica non ancora pronta per una reale parità, ma è nella sua ironia la vera avanguardia di questo film, nella descrizione non stereotipata che Cukor fa di uomo e donna, individui che sono, amano e sbagliano senza nascondere la propria umanità, i propri difetti e i dubbi.
Come Dora Attinger la moglie tradita che mentre pedina il marito è colta da un attacco di fame compulsiva e che poco prima di sparare si mette a leggere il libretto d’istruzioni allegato alla pistola, la stessa donna che al banco degli imputati si sa difendere con tenacia e sicurezza. Donne e uomini contraddittori, fragili e forti.
La causa e la contentio finiscono con la totale assoluzione della donna incriminata e con la vittoria di Amanda che contemporaneamente ha battuto la controparte e i pregiudizi. Ma a verdetto pronunciato si rende conto che il suo avversario non altri è che suo marito, ferito ora nell’orgoglio e fermamente convinto che giustizia non sia stata fatta.
Adam si riprende la sua rivincita la sera a casa di Pippo, che tenta di approfittare della debolezza di Amanda, che con cocktail alla mano invece si sta facendo un esame di coscienza. Senza svelarvi lo stratagemma escogitato, Adam riesce a far ammettere alla moglie che nessuno ha il diritto di attentare alla vita di un altro individuo, in nessun caso.
Non c’è un vincitore e un vinto in questa storia, come all’inizio del film l’equilibrio tra uomo e donna è confermato. In apparenza può sembrare che sia l’uomo lo sconfitto, schiacciato dalla propria ottusità e sopraffatto dall’astuzia femminile, ma in realtà la vera vittoria è comune, è il compromesso e l’abbassare le armi del cieco individualismo. La vittoria di Adam e Amanda è riconoscere ad un passo dal divorzio che stavano per perdere il loro amore, la Bonner Hill, la loro fattoria, il loro nido d’amore, sudato e conquistato, così come il loro rispetto reciproco.
Adam ha finto di piangere per salvare la fattoria e il suo amore, ha imparato anche lui a piangere a comando, ha fregato la moglie con le lacrime, con le sue stesse astuzie.
La conclusione? L’unica possibile, un Happy end: la reciproca accettazione che uomo e donna sono uguali, ma con una piccola differenza, l’unica davvero importante.
Siamo diversi, ma uguali. Almeno davanti alla legge e in un film di Cukor
Cecilia Falchi