Anche questa settimana io e Costoletta Cecilia vi scriviamo di un gran film del 1967 che vede protagonisti Spencer Tracy, che ci lascerà due settimane dopo le riprese, Katharine Hepburn, Sidney Poitier e Katharine Houghton, nipote di Katharine Hepburn. Il film è “ Indovina chi viene a cena “, con la regia di Stanley Kramer, un grande classico della cinematografia mondiale.
Joanna “ Joey “ Drayton e John Prentice, Houghton e Poitier, sono una coppia felicemente innamorata che si è conosciuta alle Hawaii e dopo dieci giorni di assidua frequentazione hanno deciso di sposarsi. C’ è però un problema che non è tanto legato alla differenza di età, 23 anni lei e 37 lui, bensì dal colore della pelle, bianca lei e nero lui che, come ben sappiamo nell’ America di quegli anni e, purtroppo, anche in quella attuale, rappresentava ed ancora rappresenta un valico all’ apparenza insormontabile. Joey ha due genitori che adora, Matt e Christina, Tracy ed Hepburn, ai quali non vede l’ ora di dare la lieta novella, ma John è più pratico di lei e sa che questo matrimonio potrebbe avere degli ostacoli. Tornati a casa, una lussuosa residenza a San Francisco, Joey presenta John alla madre con un entusiasmo incontenibile, ma la madre, inizialmente, sta sulle sue, pur non disapprovando. Il padre viene avvisato del ritorno anticipato della figlia e si precipita a casa preoccupato del fatto che ci sia anche un dottore, non rendendosi inizialmente conto della situazione e quando se ne capacita, pur non facendolo vedere alla figlia, storce notevolmente la bocca. La sera stessa, i due innamorati dovrebbero partire per New York e poi per Ginevra, dove lui è atteso per un convegno e dove poi dovrebbero convolare a nozze nel giro di un paio di settimane. Matt, nel frattempo, prende informazioni su John, rimanendo poi colpito dalla sua carriera. John, inviso alla donna di servizio Tilly, Isabel Sanford l’ attrice che negli anni successivi la vedremo protagonista nella sit – com I Jefferson, chiama i genitori per dar loro la notizia e Joey ne approfitta per invitarli a cena la sera stessa. John si rende conto che l’ atmosfera è abbastanza tesa e, parlando con Matt, gli dice che se non dovesse avere l’ approvazione, il matrimonio non si farebbe, spezzando, però, così, il cuore a Joey la quale è l’ unica a non rendersi conto delle difficoltà essendo una ragazza giovane e spensierata e non pensando a nessuna negatività. Nel frattempo, all’ aeroporto arrivano i genitori di John, curiosamente John si chiama anche il padre e Mary,i quali, vedendo Joey, storcono naso e bocca. Arrivati a casa, i rispettivi genitori avranno fra di loro franchi colloqui, con le madri, nonostante le difficoltà,che si dimostreranno favorevoli al matrimonio, mentre i padri nutrono più di qualche perplessità considerando il passo troppo avventato. John parlerà anche col padre, il quale gli “ rinfaccerà “ di aver lavorato tanti anni come postino ed aver percorso settantacinquemila miglia ed aver zappato la terra la sera per farlo diventare quello che è diventato e ricordandogli anche che la loro unione nella maggior parte degli Stati Uniti è considerata un reato, ma John gli “ rinfaccerà “ a sua volta, in modo molto franco, che la vita è la sua e che non può prendere decisioni per lui. Anche il reverendo Mike Ryan, amico di famiglia, pur non essendo la famiglia Drayton cattolica, è invitato a cena e cerca di convincere Matt a dare il suo assenso al matrimonio, ma Matt sembra intenzionato a dire di no. Dopo aver parlato anche con la signora Prentice, Matt prende la sua decisione e chiama a sé tutti, mentre Christina sta per dire a Joey delle difficoltà legate alla loro unione. Negli ultimi cinque minuti del film sarà solamente il signor Drayton a parlare, dando alla fine il suo assenso al matrimonio sottolineando come non sia importante la pigmentazione della pelle e come Joey e John siano due “ esseri speciali “ e così tutti quanti si siederanno a tavola per cena.
Il punto di vista di Steve:
Pur presentandosi come una commedia ed avendo molti momenti ironici ( l’ enorme coppa di gelato mangiata da Matt che non era quella che ricordava lui ) la pellicola affronta, non troppo velatamente ma in modo molto intelligente, il tema del razzismo, facendolo in modo “ politically correct “. Già oggi è difficile, nel falso mondo perbenista in cui viviamo, accettare che due persone dal colore della pelle diversa possano essere felici insieme, immaginatevi nell’ America di oltre cinquanta anni addietro quando l’ unione fra due persone dal colore della pelle diversa in molti stati era considerato un reato ( guardate anche la scena in cui Christine liquida la dipendente Hilary dandole una buonuscita di cinquemila dollari, dipendente odiosa nel suo falso buonismo ). Due cose mi hanno particolarmente colpito di questa pellicola: la spensieratezza di Joey, per la quale il mondo è tutto bello e colorato e non ci sono brutture di alcun tipo salvo immaginarsi qualcosa quando la madre sta per parlarle mentre sono in camera da letto a fare le valige prima che il padre convochi tutti, e l’ uso, a mio modo di vedere, improprio, in fase di doppiaggio, del termine “ negro “ da parte di quasi tutti gli attori, invece di nero, essendo il primo termine usato sempre in termini alquanto dispregiativi.
Innamorato ma pratico e consapevole delle difficoltà a cui andrebbe incontro il matrimonio si dimostra John, molto rispettoso del punto di vista del padre di Joey, ma altrettanto deciso e, forse, troppo duro col padre al quale poi, però, rivolge un affettuoso “ ti voglio bene, papà “ racchiudendo in queste quattro parole il ringraziamento per averlo fatto diventare qualcuno. Dubbiose, ma “ innamorate “ dei loro rispettivi figli Christine e Mary le quali pongono da parte i “ pregiudizi “, molto più duri i padri, soprattutto John Senior che, in quanto nero, sa meglio di chiunque altro le difficoltà a cui andrebbero incontro i ragazzi, mentre Matt, alla fine, mette da parte “ pregiudizi “ non tanto suoi con la splendida arringa finale. Se io fossi stato Matt, cosa avrei fatto? Seduto comodamente davanti ad una scrivania e non avendo io figli, direte voi, tutto appare più facile, ma non è così. Io, da parte mia, non avrei alcun problema a dare il mio assenso a questi tipi di unione, ma è chiaro che se dovessi vivere in un paese altamente razzista come gli Stati Uniti, qualche dubbio ce l’ avrei perché avrei paura per mio figlio o mia figlia e non vorrei, nel cuore della notte, sentirmi bussare alla porta di casa sentendomi dire che mio figlio o mia figlia non c’ è più.
Il punto di vista di Costoletta:
Velato o esplicito, il razzismo è immanente del paese del Melting Pot, che di melt ha davvero poco, purtroppo nel paese del diritto alla felicità ancora oggi si muore perché si è del colore della pelle sbagliato. Questo film smaschera il politicamente corretto e il perbenismo di molte famiglie apparentemente progressiste, la paura, il dubbio, l’essere aperti e tolleranti fino a che non si toccano le proprie famiglie, le proprie figlie e figli. Christina e Matt, Spencer e Katherine, la mia coppia di attori preferita, ha cresciuto la figlia Joey regalandole l’apertura e la libertà di pensiero, insegnandole la tolleranza e il rispetto e lei seguendo i loro insegnamenti quando si è innamorata non ha guardato il colore della pelle. La reazione dei genitori, di tutti e 4 i genitori compresi quelli del dottore afroamericano John Prentice, alla notizia del matrimonio misto, è scioccata, sbalordita e preoccupata, forse più anziani e maturi sono coscienti che la società americana degli anni ‘60/’70 divisa dalla segregazione razziale li discriminerà. Ho sempre amato questo film, non solo per la tenerezza con cui Spencer Tracey e Katherine Hepburn impersonano un’anziana coppia di sposi, ma anche perché affronta il tema del razzismo e della discriminazione in modo non banale. I personaggi interpretati da Katherine Hepburn e da Spencer Tracey, sono personaggi veri, realistici, genitori combattuti, da una parte preoccupati per il futuro della figlia, dall’altra sanno che lei è il frutto della loro educazione e dei loro principi e non possono rimproverarle niente. Sono preoccupati perché ha deciso di sposare un uomo dopo solo 10 giorni, ma anche perché sanno che l’amore nella vita non basta, che quando la realtà gli piomberà addosso sarà difficile per entrambi. Ma senza giovani, senza incoscienza giovanile, senza gli occhi ingenui di una coppia innamorata il mondo non andrebbe avanti e la mamma, Christina, è la prima a cedere, a capire che come lei anni prima ora è il turno di sua figlia di fare le sue scelte, di vivere la sua vita. Il confronto con l’Altro, diverso da noi, richiede sempre un impegno, non è immediato, ma permette di crescere, di evolversi verso un qualcuno di migliore, così i quattro genitori di questa storia generazionale scoprono nella loro apparente diversità, un elemento comune: l’amore per i figli e all’improvviso non sono poi così tanto diversi. Una grande verità si coglie alla fine del film : la vera diversità, la vera discriminazione è sempre e solo negli occhi di chi guarda.
Si sa come Umbria Jazz, in ormai dieci lustri, abbia portato a Perugia e dintorni,…
Convegni, tavole rotonde, degustazioni enogastronomiche, mostre fotografiche e documentali tutto dedicato all'animale simbolo della Valdichiana:…
“E io vado a mangiare dallo zio Ernesto!!” Scommetto che se solo avesse un ospitale…
È uscita la nuova guida di Condé Nast Johansens per una vacanza in una delle…
Nel genere da me e da tanti altri amato c’ è sempre stata la contrapposizione…
TOP TEN Mussolini il capobanda. Perchè dovremmo vergognarci del fascismo di Aldo Cazzullo,…