In questi giorni di clausura forzata ho trovato il tempo per osservare la Mini me in azione. Un terremoto canterino e logorroico, con degli sprazzi di follia
Il sole caldo e primaverile la settimana scorsa ci ha concesso anche piacevoli momenti all’aperto nella nostra piccola resede, tra le piante di rosmarino e i vestiti che si asciugavano al sole.
Tra un pic nic improvvisato con i pupazzi e un ciaf ciaf molto avventato nell’acqua l’ho vista disquisire amabilmente con una formica.
Il suo primo istinto in realtà era stato quello di schiacciarla con un piattino, troppo abituata al fatto che noi adulti trattiamo gli insetti come nemici da eliminare.
Nello spiegargli che gli esseri viventi vanno tutti rispettati, mi sono ricordata di quando da bambina correvo fuori da casa con una sottiletta in mano a pezzettini per poter dare ad ogni formica la sua piccola razione di cibo.
Un’enorme nostalgia per la mia età dell’innocenza, per il mio amore incondizionato per la natura e la libertà, per la mia gioia nel vedere le formiche andar via con gli spaghettini e le sottilette.
La sua età dell’innocenza è ora e ora va attizzata, convincendola che le formiche capiscono le sue parole e che sono davvero tanto ghiotte di sottiletta.
Io sono la mamma, lei mi crede ciecamente, sa che le dico sempre la verità, la verità di credere che possiamo conversare con la natura che ci circonda, che possiamo condividere con lei la nostra esistenza senza prevaricare, che l’età dell’innocenza la possiamo prolungare e nel mio caso ritrovare.
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