<<Io prendo te come mio sposo. Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita…nel bene e nel male, in ricchezza e in povertà finché morte non ci separi >>
Sono cosciente che visti alcuni miei post precedenti e gli abbonamenti alle riviste di matrimoni si potrebbe cadere nell’errore di pensare che io sia leggermente ossessionata dal matrimonio e, il citare la frase di rito potrebbe avvalorare questa tesi.
In realtà dalla sconfitta Juventina alla finale di Champions League i miei piani malvagi di incastrare la mia dolce metà sono stati momentaneamente accantonati, complice l’arrivo dell’estate, l’attesa del classico viaggio nei paesi teutonici e l’ottimistica preparazione di un concorso per il Ministero degli Interni che prevede la misera partecipazione di 56.000 individui. Erano decisamente maggiori le probabilità che avevo di sposarmi a inizio stagione calcistica.
In realtà la tipica frase che viene pronunciata durante il rito matrimoniale mi è venuta in mente una sera della settimana scorsa quando boccheggiando sopra le coperte con tutte le finestre aperte mi sono sentita accusare ingiustamente dal mio fidanzato di emanare calore sgradito nemmeno fossi una stufa a pellet e il riscaldamento globale fosse causa mia.
In effetti le notti di questa estate calda sono state costellate da lunghe battaglie, comuni credo a molte coppie: quella per la finestra aperta o per la finestra chiusa, quella per chi deve cucinare che finisce puntualmente con la risoluzione pacifica del ricorso al cibo crudo, quella per la temperatura dell’aria condizionata colpevole nel mio caso di torcicolli indesiderati, ma indispensabile anche per uno spostamento minimo in auto. Mai come quest’estate ho sognato di essere un’eschimese e di vivere in un Igloo monolocale nonostante il lungo inverno passato al gelo e le battaglie al contrario per tenere il termosifone acceso.
Tendenzialmente le lamentele sulla mia casa e i miei piedini troppo freddi generano discussioni infinite nei mesi che vanno da ottobre a maggio e quelle sulla calura estiva e il trasferimento di calore per convenzione dal mio corpo al suo da giugno a settembre. Insomma non c’è scampo termico!
Questo mi ha fatto riflettere che se un giorno dovessi veramente riuscire ad avvicinarmi a qualcosa che assomigli a un altare o ad una scrivania di un pubblico ufficiale mi dovrò ricordare di aggiungere nella frase di rito le seguenti parole: in estate e in inverno, nel caldo e nel freddo io ti sposo. A scanso di equivoci!
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