Io l’ho conosciuto Kruger, il cantante dei Nobraino. Gli ho letto la biografia, la storia, inferni e paradisi. Sapete, l’ho fissato negli occhi. Per un istante. Ricordate L’occhio del lupo? Afrique, nel libro di Daniel Pennac, conosceva la storia di lupo blu solo fissandogli la pupilla. Ieri, durante una delle innumerevoli gags messe in scena nel concerto conclusivo del Mix, lui si è spostato tra la gente. Davanti a me c’era, del tutto casualmente, una sedia. Arriva, mi fissa. Sale sul podio improvvisato e canta.

Oddio, andiamo per ordine. Anzitutto, oggi a scrivervi è il solo Alex (Danny era ospite di un matrimonio, e si è goduto solo la parte finale del delirio nobraininiano). Della giornata di ieri potrei raccontarvi l’incontro con lo scrittore Alessandro Mari – ci ha presentato il suo libro su San Francesco, e dato un’idea sull’esigenza di spiritualità dell’Italia di oggi – o quello con i Wu Ming, tutto incentrato sul mesmerismo (tecnica terapeutica del Settecento, basata sull’uso delle calamite) e su come questo possa innescare gli eventi del loro L’armata dei sonnambuli. Potrei raccontarvi delle melodie dolciamare di Eleviole?, del cantautorato bluesy e un po’ alla Mannarino (ma anche Capossela e Paolo Conte) dei Fumiprofumi, del post-punk alla Diaframma del Wu Ming Contingent, con canzoni incentrate sulle biografie dei rivoluzionari di ogni tempo e paese (ho sentito urlare “rivoluzione” una ventina di volte almeno). Ma i Nobraino hanno dominato a livello mediatico l’evento di domenica, vuoi anche perché hanno dilatato i tempi fino almeno all’una di notte.

Lorenzo Kruger – pareva possibile chiudere il Mix senza un Lorenzo? – ha un bisogno esasperato di imporre la propria personalità. I maligni direbbero che lo fa per sopperire ad una qualità musicale modesta delle canzoni (anche se la sua voce è stata apprezzata. Peccato che per lui il canto sia una cosa secondaria). Si lancia nel pubblico (almeno due volte), si spinge ovunque nella piazza (la sedia di prima, ma anche le logge del Teatro, nonché un appartamento a fianco del pub, dalla cui finestra ha lasciato penzolare le gambe), fa bolle di sapone, usa un lampione come se fosse una fionda, tira fuori un martellone e picchia selvaggiamente sul palco sul finale di Hotel Supramonte di De André. A un certo punto fa salire un ragazzino sul palco, e dopo aver ottenuto il suo consenso, lo rapa a zero. Ad un altro fa tatuare (sul palco!) la scritta “strozzami” sul collo, a liberatoria firmata. Non c’è nulla che fermi il delirio esibizionista del frontman del gruppo. “Abbiamo finito di farvi tutto quello che era possibile farvi”, conclude in un momento di lucida sincerità.

Che schifo, vi aspetterete che io scriva. Non lo faccio, per non dar gusto. Il giochetto è vecchio, ricordate il Vasco Rossi di Vita Spericolata? L’esibizione sgangherata rientrava certamente in uno schema: “parlatene male, purché se ne parli”. Lo scandalo fa ascolto. Si va a vedere i Nobraino non per sentirli suonare, ma per scoprire quale stupidaggine insceneranno. Sono vecchio a scriverlo? Forse. Il pubblico più attento era certamente quello dei ragazzi under 20. Quando Kruger era davanti a me, era attorniato da una masnada di ragazzini urlanti che neanche il pifferaio di Hamelin.

C’è una morale? Direi che le evoluzioni sceniche erano interessanti. La storia dei capelli e del tatuaggio era eccessiva. Tu hai un pubblico di ragazzi che, evidentemente, ti ammirano e ti seguono. Perché approfittarsi di loro per inserirli nello show? D’accordo che questo è il Mix della partecipazione popolare, del salire sul palco. Ma in questo caso tu costringi fan poco consapevoli al pubblico ludibrio, per di più senza alcuna finalità che non sia il delirio goliardico. E la musica? Eravamo tutti così presi dalle sbruffonerie assortite che non ci abbiamo fatto caso. Pensa te.

***

Le nostre corrispondenze non finiscono qui, ovviamente. Ritorneremo con lo Zibaldone, come tutti gli anni. Mi resta da dire che ringrazio tutti, a partire dal Direttore, per l’ennesima occasione di divertimento. Ci siamo divertiti a scrivere questi articoli, e ci siamo divertiti a mandare avanti un programma radio che ha avuto il suo piccolo grande successo. A domani!

Irons Brothers

L'uno cordiale e sognatore, l'altro cinico e bicchiermezzovuotista (o forse solo sognatore in via di dismissione), Daniele e Alessandro Ferri si affacciano al mondo quando sulla scena pubblica ci sono Silvio Berlusconi, Michele Santoro e Beppe Grillo. Raggiunto il traguardo del quarto di secolo, se li trovano ancora tra i piedi, e anestetizzano il dolore che ne consegue dedicandosi in tutto e per tutto alla buona musica.

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