L’alba del giorno dopo è un’aurora di soddisfazione e stelle nella testa. Più in là negli anni, saremo orgogliosi di raccontare ai nostri figli cosa è stato il 4 agosto 2013. IV agosto, quasi il nome di una strada, il nome di una giornata che ha segnato Cortona, insegnandoci di cosa è capace questo paese che amiamo ed odiamo allo stesso tempo, per il suo mix terribile di bellezza e indolenza. Quando Lorenzo ha detto, in conferenza stampa, che “tornare su per quei tornanti, magari dopo un lungo viaggio, è un’emozione che ti rallenta il battito cardiaco e ti toglie il respiro”, non possiamo che dargli ragione. La festa di ieri è stata una festa di popolo, ma soprattutto una immensa-luminescente-delirante celebrazione di questo angolo di mondo che è il nostro angolo.
Protagonisti, due uomini nel senso stretto del termine. Se si vuole trovare una chiave di lettura ai due eventi principali di questa indimenticabile domenica, è l’umanità di Roberto e Lorenzo. Quando Roberto Saviano ha detto, con un’onestà che ci ha fatto correre brividi lungo la schiena, che col senno di poi avrebbe forse evitato di scrivere Gomorra, ci ha spalancato le porte dell’anima. Abbiamo sentito batterci il suo cuore, tanto per parafrasare la grande poetessa polacca da lui amata, Wislawa Szymborska. Abbiamo capito che, al di là delle inutili chiacchiere che si fanno sui giornali e nei bar, anche un personaggio “pubblico” è una persona viva, con le sue paure e i suoi timori e i suoi desideri e la sua voglia di essere se stesso, e non un fantoccio costruito ad arte dai mass media. Il Lorenzo che porta Patrizio sul palco, che saluta la gente per nome, che invoca il babbo Mario o lo zio Plari, è un uomo – un grande uomo –, non una figurina da copertina di Sorrisi.
Cortona è stata in grado di gestire con serietà quest’orda di ragazzi, spinti da una fame di musica e di valori che smentisce l’immagine artificiale di una gioventù apatica e senza obiettivi. Vedere le nostre strade protagoniste di tutto ciò ci ha inorgogliti come poche altre cose. Abbiamo parlato più volte, in queste corrispondenze, di pedagogia della musica. Sapete, noi abbiamo il pallino della cultura e della sua diffusione: uno dei primi miti che abbiamo avuto è stato don Lorenzo Milani, protagonista di un’incredibile opera educativa. Vedere questo Festival invadere le strade, spingere tutti a confrontarsi con la grande musica, ma anche con i temi della legalità e della giustizia sociale, ci spinge a paragonare, mutatis mutandis, la nostra bella città alla sua aspra Barbiana. Le parole di speranza pronunciate da Roberto Saviano durante il concerto, dopo l’improvvisazione su “tutti belli in Piazza Signorelli”, meriterebbero di essere scritte su una lapide da apporre in piazza a futura memoria. Leggere, parlare, discutere sono la linfa della democrazia e di una società civile; di una società umana, per meglio dire. Umana nel senso di realizzare quello che tanto efficacemente aveva riassunto Fritz Lang nella chiusa di Metropolis (apertura di questo Mix): la mediazione tra cuore e cervello.
Cortona, ieri, era un suolo cuore che batteva. Ma senza dimenticare di pensare, pensare in grande.
A domani, con lo Zibaldone di chiusura.