C’è sempre da storcere il naso, quando di qualcuno ti dicono che è “il *** di”, specialmente se si tratta di un ambito completamente diverso. A chi diceva che Fabrizio De André era il Bob Dylan italiano, per esempio, Fernanda Pivano ribatteva ironicamente che semmai Dylan era il De André americano! Così, quando da qualche parte abbiamo letto che Giovanni Sollima era “il Jimi Hendrix del violoncello”, ci siamo chiesti cosa avesse spinto il giornalista ad usare simili paragoni. D’accordo che Hendrix è il virtuoso per antonomasia, ma perché quest’ansia di paragonare musicisti classici ad artisti pop/rock?
A vederlo ieri, in un Teatro Signorelli sciaguratamente non al completo, Sollima ci ha dato una bella risposta. Il suo essere rock coincide con la sua dimensione ribelle, che riesce a spaziare da Haydn ai Nirvana senza farsi complessi, a fare degli elementi accessori della performance (i respiri, persino le note storte) i protagonisti. Ad un certo punto, durante Folktales, ha persino coinvolto il pubblico nella composizione, portandosi il violoncello sopra il capo e invitandoci a vociare per dare l’idea di un suk affollato. Incredibile. Il nostro Alex ha già dichiarato che secondo lui, il miglior evento di sempre al Mix è stata la Terza di Beethoven diretta da Daniele Rustioni e remixata in diretta da Federico Grazzini: l’evento di ieri, in cui non esistevano classica e rock, leggera e colta, ma solo MUSICA, ci è andato molto vicino.
Molto apprezzata anche la conversazione tra Alessandra Tedesco (habituée del Mix) e Greta Scacchi, attrice italo-australiana celebre per film come Presunto innocente (1990). La Scacchi ha celebrato il proprio amore per Shakespeare (“un modo per conoscere sé stessi”) e ha ricordato i viaggi al seguito del padre – mercante d’arte – quand’era bambina: frequenti erano le incursioni tra Perugia e Cortona, così come gli incontri con personaggi eccezionali tra cui Pablo Picasso. Del resoconto dell’attrice, abbiamo apprezzato soprattutto le riflessioni sulla radio e sul fatto che bisognerebbe attribuire maggiore peso alle parole, rivalutando le trasmissioni culturali di stile anglosassone.
Il documentario di ieri – The Green Prince di Nadav Schirman – è stato presentato in Italia come Il figlio di Hamas. La trama è questa: Mosab Hassan Yousef è il figlio di Sheikh Hassan Yousef, uno dei capi di Hamas. La sua crescita avviene tra un arresto e l’altro del padre, così da maturare un odio profondo nei confronti di Israele e il desiderio di poter un giorno vendicarsi. Arrestato per detenzione illegale di armi, viene affidato a Gonen Ben Yitzhak, un agente dello Shin Bet (l’FBI israeliano) che ha un compito preciso e apparentemente privo di opportunità: farlo passare dalla parte di Israele per utilizzarlo come agente infiltrato in Hamas. Sembrerebbe una scelta opportunistica, ma la pellicola dimostra come i pregiudizi non valgano nulla di fronte alla conoscenza dei fatti concreti.
Menù del giorno
Oggi giovedì 30 luglio Radio Incontri Goes To Mix non andrà in onda. Il programma del Cortona Mix Festival vi offre comunque le seguenti succulente portate:
Antipasto
Primo
Secondo
Dolce
E domani?
Buon appetito!
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