Il martedì immediatamente successivo all’ultimo giorno del Cortona Mix Festival è, per noi Irons, il momento della riflessione. Dopo giorni di cronache concitate, che cercano di comprimere ore e ore di eventi, chiacchiere e musica nello spazio di un migliaio di parole, abbiamo la possibilità di dire la nostra su quanto visto e su quanto ci piacerebbe vedere.
Quest’anno, lo ammettiamo, non abbiamo visto tutto quello che avremmo voluto. Metà della squadra – vale a dire il buon Alex – è stata trattenuta da impegni di natura accademica fino a metà della kermesse, il cui spostamento a metà mese di luglio ha scombinato le nostre consuete abitudini.
Già, lo spostamento a metà luglio – confermato anche per il prossimo anno (18-22 luglio 2018) – ma soprattutto la riduzione a 5 giorni. Una buona scelta, che contiene i costi e permette di evitare le giornate “vuote” che caratterizzavano gli inizi di settimana infra-Mix. Certo, noi rimaniamo dell’avviso che abbia poco senso, oggi come oggi, organizzare un Festival che spari tutte le sue cartucce in pochi giorni. Preferiremmo un qualcosa di spalmato su alcune date scelte con larghissimo anticipo, magari chiamando artisti di cui si conosce effettivamente il ritorno economico (una prece per Bob Geldof!). Il modello potrebbe essere il Passioni Festival organizzato ad Arezzo da Marco Meacci, che mantiene lo stesso nome ma non ha una cadenza fissa. Meglio in quel modo che un festivalone, perché Cortona non può fare concorrenza a mostri sacri come il Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano o il Festival dei Due Mondi di Spoleto.
Cortona dovrebbe giocarsi le sue carte, in particolar modo la preziosissima collaborazione con la Fondazione Feltrinelli, che deve continuare e che ha la sua ragion d’essere in un centro di cultura come il nostro.
La dibattuta questione dell’ordinanza anti-vetro (e altro), che arriva da molto in alto e che la Polizia Municipale deve far rispettare (in altre parole, Giunta o Sindaco non possono dire niente ai Vigili), merita due parole. Si tratta di un provvedimento poco intelligente, più che probabilmente inefficace, dettato dall’ansia e da una visione distorta dei fatti. A Torino, è vero, la sicurezza è stata gestita male, ma non per questo bisogna applicare criteri così stringenti in tutto il resto d’Italia, a prescindere dal tipo di manifestazione. A Perugia, eventi come l’Umbria che Spacca e Umbria Jazz hanno ridotto considerevolmente i propri accessi, proprio per seguire le nuove regole. Siamo sicuri che la sicurezza debba coincidere con la regolamentazione eccessiva?
Chissà. Conoscendo come vanno le cose in Italia, è probabile che tra pochi mesi ci dimenticheremo di tutto e ricominceremo con gli eventi organizzati alla carlona. Benvenuti nel paese degli estremi: lo stato di polizia o l’anarchia.
Buon proseguimento d’estate, e al prossimo Mix!
P.S. Per gli aficionados, sul canale YouTube del Festival, un sacco di bei video sugli artisti e sulle presentazioni.
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