Il sesto giorno del Mix Festival vede il passaggio dagli eventi più popolari a quelli classicheggianti e più simili al vecchio Tuscan. Passaggio graduale, attraverso una serata divisa in due parti: una jazz, con le improvvisazioni di Stefano Bollani su temi gershwiniani e la Rapsodia in blu dello stesso pianista in concerto con l’Orchestra Regionale Toscana, e una classica, con l’ORT impegnata nel tentativo di adattare la Scheherazade di Rimsky-Korsakov per poco più di trenta elementi, contro la quantità doppia di orchestrali solitamente impiegata. Ma andiamo per ordine, e ripartiamo dal pomeriggio.
Tralasciando l’evento su Un posto al Sole che purtroppo ci siamo persi, a Palazzo Casali il giornalista di Repubblica Riccardo Staglianò e il pubblicitario Giuseppe Mazza hanno dato vita a Un’idea di pubblicità, un bell’incontro dove abbiamo imparato che non esiste una legge scientifica per avere una pubblicità vincente, ma per recuperare la fiducia dei consumatori si dovranno inventare forme pubblicitarie innovative e magari più democratiche e vicine alla realtà della gente comune…
Smart City e realtà aumentate è invece il curioso titolo dell’intervento del professor Luca Tosi dell’Università di Firenze a Sant’Agostino. Tosi si occupa proprio di ricercare le modalità di applicazione della tecnologia alla vita quotidiana, di cui le smart city sono l’esito più imponente. Ho trovato il dibattito piacevole perché spontaneo ed aperto: il professor Tosi non si è limitato a dare informazioni ma ha cercato di dare degli input per rendere la discussione attiva. Sono contento che sia venuto fuori il nome di Adriano Olivetti, che con la sua azienda aveva creato una vera smart city ante litteram. Peccato oggi in pochi ricordino il suo straordinario ruolo di industriale ed imprenditore D.
Bollani è un gran pianista, non c’è che dire. Ad Alessandro è piaciuto parecchio, soprattutto per quanto riguarda le variazioni iniziali (su Summertime, I got rhythm, The man I love), e il pubblico sembrerebbe aver gradito, anche se a qualcuno non è andato giù il fatto che non abbia salutato il pubblico all’uscita del suo segmento (l’inchino per ricevere gli applausi non è la stessa cosa). La piazza piena è stata comunque un ottimo segnale. E poi sentire note giezzàte in Piazza Signorelli ci ha riportato indietro di un decennio, agli anni gloriosi di Umbria Jazz. Prima del terremoto Mayes, quando le estati cortonesi erano diverse. Nel bene e nel male.
Sulla Scheherazade possiamo dire poco, perché di classica non siamo pratici. Maestosa, sicuramente un esperimento riuscito, anche se si tratta di una scelta non proprio mainstream, ma più particolare e raffinata.
Comunque il momento clou non è stato durante la giornata, ma all’ora delle streghe, perché il documentario di Michael Radford (quello del Postino) sulla vita del grande pianista Jazz Michel Petrucciani era veramente da urlo. Affetto dalla nascita da una grave malattia genetica chiamata osteogenesi imperfetta (nota anche come sindrome delle ossa di cristallo), Petrucciani, francese di origini italiane, divenne uno dei più famosi pianisti jazz di tutti i tempi, conducendo – nonostante gli evidenti impedimenti fisici – una vita spericolata, con amori impegnativi, droghe e tanta, tanta musica. Suonare con i grandi jazzisti era il suo sogno di bambino, e riuscì a realizzarlo nel corso della sua breve ma intensa carriera (morì a soli 36 anni). Guardando alla sua vita si può ben dire che Michel costituisce un esempio per tutti, per come ha affrontato la malattia superando i tanti ostacoli fisici e non.
Oggi un bellissimo Mix Cocktail a Palazzo Casali sul ruolo della politica nell’opera di Federico Fellini (ore 18.00, col fellinista Fabio Benincasa), l’imperdibile Stefano Benni a Sant’Agostino (ore 19.30) e l’Histoire du Soldat di Stravinsky al Teatro dopo cena. Storia faustiana di un soldato che baratta il proprio violino con un misterioso libro, è accompagnata dalla voce di Riccardo Massai ed eseguita dall’Orchestra Regionale Toscana.