Vedi le foto di Andrea Migliorati
Proprio ieri sera, si diceva con amici che noi Irons ricorderemo per anni quel momento folle in cui ci siamo trovati a chiacchierare davanti alle scale del Comune con due o tre ragazzini delle scuole medie, un sociologo di fama internazionale e tre ragazze romagnole, la meno appariscente delle quali con un cappello da Babbo Natale in testa. Un momento folle, situazionista, inimmaginabile altrimenti. Come il nostro programma alla Radio. Il Mix libera onde positive, a ben vedere.
Non esattamente folk ma altrettanto godibile l’incontro con Gipi (al secolo Gian Alfonso Pacinotti), illustratore e disegnatore pisano, ormai una star perché il suo “romanzo a fumetti” Unastoria era, per la prima volta, nella cinquina del premio Strega (poi ha vinto Piccolo, come ricorderete). Mai era accaduto che un fumetto arrivasse a tanto, ed è importante vedere la critica letteraria italiana allinearsi a quello che, altrove, è un giudizio ormai scontato: i fumetti sono una forma d’arte paragonabile alla letteratura e al cinema. Le BD francesi, i manga giapponesi, per non dire delle graphic novels americane, hanno dignità artistica che da noi ancora stenta ad essere riconosciuta, per il netto prevalere della pubblicazione seriale (Disney e Bonelli). Non che i seriali siano scarsi – Gipi è stato molto fermo su questo punto, anzi disegnerà a breve una copertina per Dylan Dog –, ma il loro prevalere ha portato gran parte dell’intellighenzia a pensare che si tratti di opere rivolte esclusivamente a giovanissimi, letteratura di genere come i gialli e la fantascienza. L’intervista, seppur non molto partecipata, ha visto il simpaticissimo disegnatore raccontare il proprio avvicinamento al fumetto, dall’incontro con Pazienza alla pubblicazione delle prime vignette su Cuore, dal trasferimento in Francia (dove era servito e riverito) al necessario rientro in Italia (per mancanza d’ispirazione). Il suo libro è ovviamente consigliatissimo.
E poi c’è la serata folk, primo evento gratuito sin qui, svoltasi finalmente in Piazza. A dire il vero folk è una definizione molto generica, perché dentro ci stanno l’introspettivo, la canzone di protesta, il combat folk, le varianti internazionali… i quattro gruppi presenti (Zizu, Brocante, Voltarelli e i Modena City Ramblers) hanno provato a darcene un assaggio. Ci concentriamo sui Modena perché erano i più famosi. Gruppo con alle spalle oltre vent’anni di attività, questi irlandesi d’Emilia – vengono in scena con kilt posticci – avevano il classico odore di giovinezza perduta che si cerca di nascondere finché si può. Il repertorio, consistente in variazioni più o meno spinte sullo stesso tema musicale, girava attorno ai soliti argomenti triti: pugni chiusi, resistencia, hasta siempre. A quel punto meglio i Nomadi, che hanno fatto anche tante belle canzoni, oltre a quelle più impegnate. Persino ad Arezzo Wave hanno chiamato Emis Killa. Fuori tempo, fuori luogo.
È durante una immancabile Contessa di Pietrangeli (“compagni dai campi e dalle officine”… oggi dovremmo dire “dai call center e dai contratti a chiamata”) che accade l’epifania. Le tre ragazze romagnole cui abbiamo accennato a inizio articolo, superano le transenne, sfondano i controlli di sicurezza e portano sul palco la propria follia situazionista. I musicisti abbozzano, anzi partecipano alle danze, gli organizzatori si portano le mani sul capo, e il pubblico è sbalordito, davanti a queste tre buffe romagnole che danzano con i Modena City Ramblers e un pollo di gomma. Se il Mix è il momento d’incontro tra pubblico e artista, siamo arrivati alla sintesi completa del concetto. Sono cose che accadono solo qui. È per questo che ci sentiamo in dovere di ringraziare Martina Zignani, Eugenia Leonardi e Francesca Rocchi (un uccellino ci ha riferito i loro nomi). Nel loro folle esibizionismo ci hanno mostrato il vero volto del Festival. Epiche.
Oggi, Venerdì 1 Agosto 2014, il settimo giorno del Cortona Mix Festival vi offre le seguenti portate:
Buon appetito!
Ci sentiamo tra pochissimo su Radio Incontri e domani su queste pagine!
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