Come tutte le più belle cose, anche il Mix ha fatto i bagagli nella giornata di ieri. Una giornata all’insegna dell’interculturalità e dello scambio di idee tra mondi diversi. Cosa c’è di più Mix di questo?
Alle 18.00 si è svolto a palazzo Casali l’interessante incontro con l’architetto e scrittrice palestinese Suad Amiry, che ha raccontato di come si è avvicinata all’architettura già durante l’infanzia tra i vicoli della città vecchia di Damasco, e di come invece abbia sempre vissuto la scrittura come uno strumento per ricostruire l’identità propria e del proprio popolo, minacciata da anni di guerra e distruzioni.
L’architettura, del resto, è storia, è patrimonio, e può rivestire un ruolo di tutela culturale: per questo la Amiry ha dato vita ad un centro per il recupero e la conservazione di monumenti storici e non, visti come punti di riferimento per il proprio popolo, con la non secondaria opportunità di creare sviluppo e posti di lavoro con la cultura.
Poco dopo le 19.30 è andato in scena al Signorelli* l’omaggio ad Antonio Tabucchi da parte di chi la conosciuto: amici, giornalisti, musicisti, scrittori… Non si è voluto solo ricordare Tabucchi in quanto personaggio pubblico, ma il suo aspetto umano, quello di persona oltremodo umile, ironica, indagatrice dei sentimenti umani. Ovviamente non si è potuto fare a meno di parlare del suo amore per il Portogallo e la letteratura lusofona (che lui, con le sue traduzioni, ha contribuito a diffondere in Italia). Molto succosi gli interventi dei partecipanti al dibattito, tra cui citiamo volentieri Amanda Sandrelli (che si è occupata delle letture), il giornalista sportivo Darwin Pastorin (che ha parlato del rapporto di Tabucchi con il calcio, in quanto tifoso della Fiorentina e del Benfica di Lisbona) e Don Alessandro Santoro (sacerdote della comunità delle Piagge a Firenze che ha raccontato la vicinanza culturale e umana che Tabucchi provava nei confronti del popolo zingaro).
* In effetti ieri avevamo scritto che l’evento si sarebbe tenuto a Sant’Agostino. Il dramma di svegliarsi presto la domenica.
Gran chiusura del Mixone con l’Orchestra multietnica di Arezzo in piazza Signorelli dalle 21.45 (con un po’ di ritardo sul programma). Il concerto è stato molto bello e apprezzato: una notevole prova di questo progetto musicale costituito da musicisti di tutto il mondo, che ha resto pulsante l’atmosfera cortonese. L’idea di far salire sul palco Filippo Graziani, figlio del grande Ivan (artista geniale, purtroppo dimenticato), per fargli interpretare le canzoni più belle del padre, è stata veramente meravigliosa: ci siamo trovati tutti lì a cantare Firenze (Canzone Triste), chi piangendo, chi ricordando un amore passato, chi dedicandola maliziosamente al caro Wissman…
Insomma siamo arrivati alla fine. Fine di quest’edizione, fine del progetto Irons Bros (almeno per il momento). Ma non disperate: magari prima o poi scenderemo nuovamente in pista. E soprattutto ci sono ancora i titoli di coda. A domani su queste pagine.