Il penultimo giorno del buon vecchio zio Mix ha titillato il gusto degli spettatori più raffinati, con il suo feticista incontro letterario e l’altrettanto specioso concerto a Teatro. I protagonisti sono stati lo scrittore inglese Jonathan Coe (pubblicato da Feltrinelli, ça va sans dire: La famiglia Winshaw, La banda dei brocchi, La pioggia prima che cada, Questa notte mi ha aperto gli occhi ecc.) e Pier Sandro Pallavicini (African Inferno, Romanzo per signora) per il caffè letterario, e l’Orchestra Regionale con la violinista Chloë Hansip per il concerto.
L’incontro di Sant’Agostino è stato particolarmente succoso per gli appassionati di letteratura. Si è parlato a tutto campo, ma il centro focale della discussione è stato il rapporto tra autore e personaggi. Mentre Coe ha proclamato la volontà di ergersi a dittatore dei comportamenti delle proprie creazioni, Pallavicini ha modestamente ammesso di seguire il personaggio senza disturbarlo troppo, anzi evitando di urtarne la suscettibilità. Curioso venire a sapere che Pallavicini insegna chimica all’Università di Pavia, e che tuttavia la formazione scientifica conta relativamente nel suo modo di scrivere (lui dice di no, dice che conta. Ma se non ha neanche la forza demiurgica di incatenare le storie che racconta, allora è umanista, oltre che umano. Poca scienza, evidentemente A). Il pubblico non abbondava, ma seguiva con interesse. Magari era merito (o colpa) dell’appetitoso accento british dell’autore anglosassone o del ridicolo aneddoto ripetuto a piè sospinto dal profesùr vigevanese (si gloriava di aver messo in un romanzo Umberto Eco che cascava dalla sedia e tirava un bercio colorito). Chissà.
Al Teatro, dalle 21.30, abbiamo assistito all’ultimo appuntamento con l’Orchestra Regionale Toscana, qui guidata dal paciocco direttore slovacco Juraj Valcuha. Per prima cosa è stato proposto il celeberrimo Concerto per violino e orchestra di Cajkovskij, quello che i primi violinisti a cui era stato proposto rifiutarono perché troppo difficile. A cimentarsi nell’arduo compito è stata la bravissima violinista inglese Chloë Hansip, che ha esaltato il pubblico con il suo Guarneri del Gesù del 1737, ricevendo minuti e minuti di applausi. Il secondo tempo, uscita di scena la Chloë, è consistito nell’energica esecuzione della V di Beethoven (quella del destino che bussa alla porta). Ancora una volta applausi e ringraziamenti per quest’orchestra che ha rappresentato l’ospite principale del primo Mix Festival. Bene, bravi, bis.
Concludiamo con gli eventi di oggi. Alle 18.00 a Palazzo Casali l’architetto-scrittrice Suad Amiry discuterà con l’archeologa classica Maria Luisa Catoni sul valore della memoria architettonica. A seguire, ma a Sant’Agostino, il caleidoscopico omaggio ad Antonio Tabucchi (intervengono diversi personaggi, come l’attrice Amanda Sandrelli, il giornalista Darwin Pastorin, il soprano Isabel Barbosa, don Alessandro Santoro ecc.). Bellissimo il titolo: Non voglio Haendel, mi basta quel che la strada mi ha portato. Cala il sipario sul Mix edizione zero l’Orchestra Multietnica di Arezzo, che con i suoi 25 elementi da tutte le parti del mondo allieterà gratuitamente chi passa da Piazza Signorelli dopo le 21.30.