Com’è ormai tradizione, approfittiamo del martedì postfestivaliero per fare qualche riflessione sul Mix appena concluso, proponendo spunti, consolando gli afflitti e debellando i superbi.
Partiamo con le cose buone: quest’anno si può dire che le presentazioni dei libri hanno ripreso un ruolo trainante, il che non è da poco per un’iniziativa nata in collaborazione con Feltrinelli. L’idea intelligente è stata individuare un tema di fondo a cui legare le singole presentazioni: cosa da riproporre anche nei prossimi anni. Dolenti note sul versante libri? Se proprio vogliamo essere pignoli, la durata (si iniziava sempre verso le 5 e mezzo per concludere che erano quasi le nove. Delle due l’una: o si inizia prima, o si fanno non più di due presentazioni al giorno), e quella piccola nostalgia che Marco Damilano ci ha fatto venire per Sant’Agostino piena. Purtroppo non sempre è facile trovare scrittori in grado di muovere folle di quel tipo, ma l’auspicio è poter aprire le porte della chiesa più di una volta per edizione.
Sul fronte musicale, gli eventi più seguiti sono stati quello classico (l’avreste detto?) e Gino Paoli. Quest’ultimo aveva dei prezzi più accessibili, il che fa pensare che forse uno sforzo in più per gli artisti di musica leggera potrebbe essere fatto (nota a margine: anche Frassica costava pochissimo, ma è evidente che non si trattava di un artista di richiamo, dal punto di vista musicale. Poteva essere perfetto per una presentazione, anche senza la sua pur bravissima band di supporto). Magari qualche riflessione andrebbe condotta sulla scelta per la “serata giovani“: artisti più conosciuti dai ragazzi (cfr. i Nobraino di qualche anno fa) potrebbero essere un’idea.
Un dubbio che avanziamo è sulla collocazione temporale. La durata di 5 giorni invece che 9, confermata dall’edizione 2017, è sensata; meno, a nostro parere, lo spostamento a metà luglio, perché costringe il Mix a un confronto impari con Umbria Jazz. Ci saranno stati dei motivi, ma forse è il caso di ripensare ad un periodo tra luglio e agosto. Questo forse permetterebbe di riaccogliere all’interno del Festival eventi collaterali come Street Chef e Secret Pieces di Sosta Palmizi.
Eventi collaterali significa anche pensare a qualcosa che possa coinvolgere attivamente le frazioni (vedi alla voce Camucia). Qualcosa è stato fatto – eventi per i bambini alla Piscina Comunale – ma si potrebbe osare di più, dislocando qualche grande iniziativa a valle. Chissà, se il prossimo anno ci sarà la nuova area della Maialina, perché non “inaugurarla” con una proiezione cinematografica con l’autore, o uno scrittore? Sarebbe un bel segnale (e lo diciamo da cortonini).
Con questo chiudiamo. Noi Irons torniamo alla vita di tutti i giorni, anche se probabilmente leggerete nuovamente qualcosa da parte nostra sulle mostre di Cortona On The Move. Irons Brothers go Mix vi saluta in vista della prossima edizione, quando saremo nuovamente carichi e pronti a dirvi la nostra, magari anche nella forma radiofonica come abbiamo sperimentato – con grande piacere e, possiamo dirlo, successo – negli ultimi giorni.
Au revoir!
P.S. Abbiamo rubato il titolo di quest’articolo ad una bella iniziativa di On the Move sul cinquantesimo anniversario della collaborazione tra Cortona e l’Università della Georgia: tutti i cortonesi sono invitati a inviare le foto che testimoniano lo splendido rapporto tra italiani e americani in questi decenni. Qui maggiori informazioni.