Oltre 100 repliche in tutta Italia per Emilio Solfrizzi e la commedia di Feydeau “Sarto per signora” che ha inaugurato lunedì scorso la stagione teatrale del Signorelli a Cortona. In scena i vizi di una società borghese priva di valori, che Feydeau identifica con quella parigina di fine ottocento ma che resta attualissima ed identificabile con una società che non ha tempo. La storia è quella del Dott. Moulineaux, medico libertino, che cerca disperatamente di nascondere, alla fresca sposa e alla suocera invadente, le sue scappatelle amorose.
Un gioco di equivoci, bugie, infedeltà, di porte che si aprono e si chiudono, nella casa del Dott. Moulineaux e nell’appartamento preso in fitto per consumare indisturbato i suoi tradimenti, scoprendo e nascondendo di volta in volta nuove bugie e personaggi che non si sarebbero dovuti incontrare.
“Come si è trovato nei panni del bugiardissimo Dott. Moulineaux?” gli chiediamo subito, incontrandolo nel suo camerino al Teatro Signorelli.
“Per essere come Molineaux bisogna avere una memoria formidabile- sorride Solfrizzi- lui le bugie non le dice solo alla moglie ma agli amici, al domestico, a chiunque, pur di fingere una facciata. Il dott. Moulineaux è una persona le cui bugie vengono scoperte dal primo momento, il suo è un continuo correre a tappare le falle. Moulineaux, in realtà, costruisce continuamente castelli di carte ma basta che si apra una porta e irrompa qualcuno perché il suo ennesimo castello venga demolito e lui debba ricominciare a costruirne un altro! Io non ne sarei capace…sarei scoperto immediatamente! Più che dire bugie, meglio dire la verità, è meno faticoso!“
Direzione magistrale quella di Valerio Binasco, “artista raffinatissimo” come lo definisce lo stesso Solfrizzi, che ha anche curato la traduzione e l’adattamento teatrale della commedia e che come una abile coach, un direttore d’orchestra, ha allenato e dato armonia ad un gruppo di persone e di attori risultato vincente sul palcoscenico e apprezzato dal pubblico cortonese che non si è risparmiato negli applausi a fine spettacolo.
“I costumi anni ’50, la scenografia non di fine ottocento, spostano volutamente l’ambientazione della pièce a metà secolo scorso. Questa scelta di Valerio Binasco rientra nel proposito di voler attualizzare la commedia di Feydeau, così come la scelta di “sporcare” la recitazione con intercalari dialettali?”
“La volontà – dice Solfrizzi- è stata quella di non dare un’età definita alla storia. Di non collocare temporalmente un’opera che è ormai senza tempo, un classico. La scelta , poi, di far svolgere i fatti a metà anni cinquanta è perché questa opera francese, portata in Italia, assomigliasse di più alle opere della grande commedia italiana di Totò, Fabrizi, Scarpetta, a cui personalmente mi sono ispirato nella recitazione e che a loro volta, sicuramente, si sono ispirati nella loro comicità a modelli francesi come Feydeau.“
“Quanto alle “sporcature” dialettali– chiarisce Solfrizzi- spesso viene rimproverato a Binasco l’utilizzo del dialetto. Io sono d’accordo con lui che l’italiano sia ancor una lingua posticcia, costruita e servita per unire ma che, di fatto, le nostre identità dialettali sono ancora potenti e quando c’è da litigare o raccontare una barzelletta è difficile che si finisca in italiano! I nostri idiomi sono vari, in Francia non hanno questo problema!“
“In questi giorni sta partendo un pò dovunque in Italia la stagione teatrale. Ogni anno sembra sempre più complicato proporre un cartellone di spettacoli che soddisfi il pubblico degli abitueè ed al tempo stesso catturi nuovi spettatori, ma quale è secondo lei la migliore stagione teatrale possibile, quella che punta sulla prosa classica piuttosto che sull’opera lirica o sui balletti? Quella che non “affatica” il pubblico e fa cassa?”
“La verità è che il cartellone teatrale non deve essere “furbo”. Bisogno avere rispetto per il pubblico, il pubblico va educato, soprattutto nelle zone dove c’è poca fruizione di teatro. Poi perché no, è bello anche accontentare più gusti, attraversare in maniera trasversale tutte le possibilità che offre la nostra drammaturgia, dalle opere più leggere ai grandi classici. Un cartellone il più variegato possibile permette al pubblico di crescere e comunque la scelta di un cartellone è sempre filtrata dalla soggettività di un direttore artistico per cui anche io vi porterei la mia visione dell’arte, del mondo.“
Per Emilio Solfrizzi era la prima volta a Cortona…ed è stato subito un grande, meritato successo.
Il pubblico cortonese lo ha apprezzato, insieme a tutta la sua Compagnia, nella freschezza di una recitazione che pur rivelava la complessità di una macchina teatrale, quella di Feydeau, fatta di battute serrate e congegni comici di precisione quasi matematica.