Se provate a cercare “Il Volo” su Google noterete una cosa. Non subito, ma scorrendo un po’ giù, ovviamente dopo il sito ufficiale, la pagina wikipedia e tutti i social dei 3 “tenorini” (anzi: 2 tenori e un baritono… e neanche tanto più “ini”) che in questi giorni gorgheggiano sul palco dell’Ariston di Sanremo sperando di bissare il successo del 2015.
Proprio lì, un po’ più giù, c’è una pagina wikipedia de “Il Volo (gruppo musicale anni 1970)”.
Ebbene sì: anche se ormai tale fatto è patrimonio di pochi esperti e appassionati di musica di qualità, un’altra band, dal nome esattamente identico ai nostri 3 moderni alfieri del pop-core melodrammatico, ha vissuto un periodo di (discreta) gloria a metà degli anni ’70.
I superficiali penseranno che a breve vi dirò che Il Volo di oggi è un fenomeno commerciale, sostanzialmente prodotto dalla tv e dalle case discografiche che approfitta della retorica stereotipata del bel canto all’italiana, mentre Il Volo di allora era una band straordinaria. No. La ricostruzione, in realtà, non è così semplice.
Se Il Volo di oggi è certamente un prodotto, oltre che del talento dei componenti, anche dell’industria discografica (un prodotto che funziona e piace all’estero, tant’è che era quasi riuscito a farci vincere l’Eurovision!) pure Il Volo versione ’70 nasceva sulla spinta degli addetti ai lavori.
Erano i tempi a essere diversi.
In quel momento uno dei trend nazionale e mondiali, come noto, era il prog-rock. Musica un po’ complicata, che richiedeva particolari abilità strumentali ed esaltava le qualità dei più virtuosi. In Italia ci andavamo a nozze: avevamo una valanga di straordinari musicisti, compositori, arrangiatori, strumentisti che per anni si erano limitati a fare i session-man, oppure erano transitati in band che avevano avuto successo, ma poi si erano sciolte, o ancora avevano suonato in complessi che non erano riusciti a emergere dal mare del mercato discografico. In sostanza intorno al 1972/73 gli studi della Ricordi o della Numero Uno battistiana erano pieni di grandi talenti un po’ in panchina, in attesa di ricollocazione.
La via del prog-rock, che stava già virando verso una più complessa commistione col jazz, col recupero delle nostre sonorità popolari, con la tradizione musicale mediterranea ecc. ecc. fu quindi buona per raccogliere una sorta di “supergruppo”, una “all star band” italiana in cui racchiudere una serie di talenti dai curriculum prestigiosi che messi insieme si presumeva potessero creare qualcosa di incredibile. In più, assemblando una mega-band, la si poteva usare anche come gruppo di accompagnamento per altri artisti, garantendo una qualità tecnica e creativa eccelsa.
Il Volo fu un’idea di Mogol e della Numero Uno e partì dalla base della Formula 3, che già di suo era una band “allevata” nella scuderia battistiana. C’erano Alberto Radius (Formula 3) e Mario Lavezzi (Flora, Fauna, cemento) alle chitarre e voce, Vince Tempera (The pleasure machine) e Gabriele Lorenzi (Formula 3) alle tastiere, Bob Callero (Osage Tribe) al basso e Gianni Dall’Aglio (Ribelli) alla batteria.
Nomi incredibili, tanto che a sentirli in sequenza c’era davvero da esaltarsi.
In realtà, però, raramente Il Volo anni ’70 viene ricordato fra gli episodi migliori di quel decennio.
Il primo album, omonimo, pubblicato nel 1974, è comunque un lavoro godibile che spinge avanti la barra del prog verso il jazz e introduce elementi di ricerca e originalità, ma suona forse troppo perfetto per emozionare davvero.
Il prodotto seguente, secondo e ultimo album, Essere o non essere? Essere! Essere! Essere! (1975), prosegue il percorso con novità interessanti e altri ottimi spunti avvicinando la linea musicale dei Weather Report, ma anche in questo caso manca un qualche ingrediente segreto e Il Volo non riesce a completare il suo decollo.
Alla fine il ricordo più forte e importante di questo gruppo è un altro. Uno dei (tanti) dischi di altri artisti a cui Il Volo, o al gran completo o con alcuni suoi componenti, ha partecipato in quel biennio ‘74/’75.
Trattasi di Anima Latina di Lucio Battisti. L’ingrediente segreto per far decollare Il Volo, in quel caso, non mancava di sicuro.
Buon ascolto a tutti con un disco che era avanti almeno 25 o 30 anni rispetto alla sua epoca e che, risentito oggi, suona ancora straordinariamente moderno e geniale.