C’è qualcuno che sta mettendo grande impegno nel presentare un normalissimo passaggio della vita interna di un partito come un grande evento e, allo stesso tempo, nel farci credere che folle oceaniche abbiano sostenuto lo spettacolare ritorno sulle scene di Matteo Renzi. Si legge di ‘plebiscito’ per l’ex premier e segretario uscente e davvero non si riesce a trattenere la risata. Ok, il linguaggio giornalistico è ormai abituato a stuprare la lingua italiana a beneficio dello spettacolo (sennò nessuno legge…), ma basta consultare Wikipedia per capire che le cose stanno un po’ diversamente.
Tanto per citare un numero… nel 1866 il plebiscito per l’annessione del Regno Lombardo-Veneto al Regno d’Italia raccolse un’affluenza del 97,37% degli aventi diritto di cui solo lo 0,90% votò No. Il Sì fu quindi scelto dall 97,3% del totale degli elettori. Altri plebisciti ebbero affluenze minori (fra il 70 e l’80% con i Sì oltre il 90%), ma eravamo anche nel 19esimo secolo, un’epoca in cui una buona fetta della popolazione pensava a tutto meno che alla politica.
In questi giorni la prima fase del congresso PD in Provincia di Arezzo, riservata agli iscritti del partito che sono poco più di 4.200 (pari all’1.57% del corpo elettorale dell’interna Provincia, che è di 269mila elettori), ha raccolto un’affluenza del 54,7% (2312 votanti, che sono lo 0,86% del totale degli elettori aretini) di cui il 68,7% ha votato la mozione Renzi – Martina. Trattasi di 1576 persone.
Allora: è indubbio che in tempi come questi già il fatto che un partito abbia oltre 4.200 iscritti è un numero importante che dimostra che il PD ha un certo radicamento, ben maggiore di quello degli avversari, e che ancora c’è gente a cui la politica attiva interessa. Però 1576 persone sono lo 0,57% dell’intero corpo elettorale della Provincia. Se quindi già parlare di plebiscito col 68,7% sarebbe una forzatura ancor più è usare questo termine per uno 0,57%.
Il problema, con tutto il rispetto per il PD e Renzi, è che la politica attiva fatta dentro a un partito è una bella cosa, ma è patrimonio di sempre meno persone. Quindi gonfiare oltremisura certi passaggi non è corretto.
Si obbietterà dicendo che il termine ‘plebiscito’ è lecito sul fronte interno…cioè, all’interno del PD gli iscritti hanno scelto Renzi in stragrande maggioranza. Potrebbe essere, ma a fare i conti il 68,7% (voti per Renzi) del 54,7% (gli iscritti che hanno votato) corrisponde circa al 37% del totale degli iscritti PD, poco più di un iscritto su 3. Anche questo, quindi, non è esattamente un plebiscito.
Sono poi curioso di vedere dove andrà in futuro quel 45,3% di iscritti che non ha partecipato al congresso, così come quel 31,3% di iscritti che hanno votato, ma non per Renzi. Mi auguro solo che non vadano a ingrossare le fila di quelli che non fanno politica attiva. Perchè l’unico plebiscito che mi pare di intravedere attualmente è quello della sfiducia e del disinteresse.
Ci risentiamo il 30 Aprile (data delle primarie PD): vedremo quanti voteranno, e quanti ancora useranno la parola ‘plebiscito’ per celebrare la (scontata) rielezione renziana. Certo, nel caso di 2milioni di votanti su scala nazionale e di qualche decina di migliaia nella nostra provincia (cosa che un tempo avveniva) potrei pure ricredermi…