Sabato 15 ottobre, nella magnifica cornice del Teatro “Rosini” di Lucignano, iniziativa di grosso spessore del Circolo locale PD con la presentazione del libro “Quell’idea che ci era sembrata così bella” di Tito Barbini. Evento di notevole interesse, vuoi per il valore ampiamente riconosciuto dell’autore vuoi per la qualità di fatto certificata di questa opera, il cui profilo fortemente caratterizzato da un complesso percorso autobiografico non privo di elementi di straordinaria attualità declina in maniera molto lucida l’itinerario politico di Tito Barbini.
Il tema trattato, peraltro, impone svariati motivi di riflessione per chi ha un legame non solo affettivo ma anche di frequentazione con le vicende della politica o, se del caso, della stessa militanza in quella che con un termine assai discutibile viene etichettata come “la sinistra storica italiana”. E la memoria di un percorso lungo quasi 50 anni funge da collante rispetto ai sentimenti che inevitabilmente sopravvengono ogni volta che si toccano le corde di una storia profondamente segnata da sogni e speranze, illusioni e sacrifici, gioie e delusioni, fallimenti e aspettative… E’ la storia di una idea che per molti della generazione di Barbini era apparsa bellissima, una sorta di utopia da coltivare con passione e coraggio, un impegno gravoso sopportato con l’incrollabile fiducia in un futuro migliore, senz’altro più giusto.
Barbini racconta la sua lunga, straordinaria vicenda con una leggerezza stilistica che premia indubbiamente le sue sperimentate capacità di autore apprezzato e ne amplifica il messaggio con insospettabile lucidità, pur nella inevitabile amarezza dovuta alla sconfitta dell’ideale comunista.
Sotto l’abile regia del moderatore Michele Lupetti, pronto a cogliere spunti interessanti nel dibattito e a provocare con garbo i vari inteventi, abbiamo ascoltato Roberta Casini, Sindaco di Lucignano, il cui discorso non è stato solo un semplice saluto istituzionale ma si è in verità incentrato su un bisogno fortemente avvertito nello scenario attuale di nuovi stimoli e di nuove passioni, di una sorta di rinascimento della politica.
Paolo Cresti, Segretario del Circolo PD lucignanese, ha voluto ribadire la necessità di un recupero della memoria come risorsa sempre molto attuale per chi intenda proporre concrete modalità dell’agire politico.
Anche Massimiliano Dindalini, Segretario della Federazione PD di Arezzo, nel suo articolato intervento, partendo dal percorso politico ed umano di Barbini, ha inteso soffermarsi sulle prospettive di una sinistra che deve individuare – nel momento in cui diviene forza di governo nel Paese – punti di riferimento realmente credibili per tanti cittadini elettori delusi da una politica oggi non sempre capace di stimolare interessi e passioni come è avvenuto in passato.
Ugo Sposetti, parlamentare PD di lungo corso, ha indubbiamente catalizzato con la sua lucida disanima del volume di Barbini l’attenzione del pubblico presente. Per Sposetti, il libro è un racconto lucido e fedele di una vicenda che non è solo personale ma diviene in buona sostanza storia di un popolo legato ad una fede tradita, spezzata in maniera traumatica. Eppure, il racconto di Barbini che talora si fa memoria felice (l’inizio della militanza, con la presenza di figure emblematiche come quella del padre e del vecchio compagno addetto al mattatoio comunale), che riesce a stemperare l’emozione e l’orgoglio della nomina a Sindaco di una città importante come Cortona, illumina e vivifica una storia comune a tanti che scelsero consapevolmente di aderire al PCI. E i riferimenti alle vicende politiche che hanno caratterizzato gli ultimi decenni sono una testimonianza preziosa, che offre spunti interessanti per chi vuole rileggere oggi fatti e situazioni sostanzialmente consegnati alla storia di questo nostro Paese. Non siamo – in buona sostanza – di fronte ad una autobiografia, ma il libro è una utile traccia per cercare di capire quello che è avvenuto nell’ambito della sinistra italiana. Barbini – dice Sposetti – fa di tutto ciò una analisi puntuale, talora originale, a conferma di una capacità di lettura e di analisi che ne dimostrano le qualità di politico di razza. E a fronte del dramma della sconfitta del comunismo, come idea di vita, c’è un rimando persino impietoso alla condizione umanissima di chi in quell’idea ha creduto e si è speso. Lo spaesamento di Barbini è il dramma che ha colto tanti militanti, migliaia di iscritti al PCI, che oggi fanno i conti con la nuova realtà rappresentata da una forza politica – il PD – che non riesce ancora a recuperare i valori fondativi di una esperienza unica, probabilmente irripetibile. Anzi, dice Sposetti, si è talora assistito ad una vera e propria cesura prima ancora culturale e poi politica con le esperienze passate (la tradizione socialista e comunista da un lato e le sensibilità di un certo cattolicesimo) da cui trae linfa lo stesso PD.
Non è dunque l’idea “che ci era sembrata così bella” la vera ragione o la causa finale della crisi di larga parte del popolo comunista. Il modello comunista, così come è nato e si è realizzato nell’Europa dell’Est è morto con la caduta del muro di Berlino. Ma l’originalità della linea politica del PCI, grazie soprattutto alle straordinarie intuizioni di dirigenti come Enrico Berlinguer, ha confermato – in mezzo alle rovine di quella esperienza – la sua concreta validità, una legittimazione riconosciuta dagli eventi.
Di fronte a questa impasse del centro sinistra italiano e in mezzo alla tormentata congiuntura internazionale che certo reclamano ed impongono una proposta forte e riconoscibile, senza scadere in facili sentimentalismi o nella retorica della agiografia di un passato non privo di qualche ombra, l’autore indica una possibile chiave di lettura: ritrovare le vere ragioni di una politica finalmente all’altezza delle sfide attuali. E allora, davvero, per ritrovare quanto meno i valori autentici di quella politica dove la giustizia, l’uguaglianza e la libertà diventino i princìpi fondativi di una nuova speranza ci viene in soccorso la grande lezione gramsciana, che punta decisamente ad una idea di partecipazione, di autentica condivisione, di unità che sono la base di una nuova stagione per la sinistra.
Guido Perugini
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