Rosso, azzurro, verde, bianco, nero: tanti colori sul palcoscenico, tanti colori che rappresentano una delle fiabe più famose di sempre: “La bella addormentata”, con le musiche di Pyotr Ilyich Tchaikovsky e le coreografie di Marius Petipa. È stata allora una Bella Addormentata classica quella messa in scena dalla “Corona del Balletto russo” di Mosca, una Bella addormentata dagli scenari tradizionali, dai fondali dipinti e dalle coreografie istituzionali.
Il balletto è andato in scena al Teatro Morlacchi di Perugia lunedì 21 novembre e devo dire che ne sono rimasto piacevolmente colpito – benché io non sia un esperto di balletto e benché non abbia apprezzato l’uso della musica registrata che, ahimé, in quasi tutti i teatri è d’obbligo, non essendo tanto grandi da permettersi un’orchestra dal vivo (L’audio sarebbe potuto comunque essere curato con maggiore attenzione). Semplici ma efficaci i costumi e sempre organiche le coreografie, per uno spettacolo che alla fine è risultato armonico e compatto. Tanti colori in scena: quelli dei costumi, e non poteva essere altrimenti, perché solo con il variopinto si può evocare la fantasia e l’universo fiabesco di quella bellissima fiaba che fu scritta da Perrault, a cui il balletto offre anche un omaggio, quando, alla fine, per la danze nel castello, sono proprio i personaggi dello scrittore francese a danzare: Il gatto con gli stivali e la gatta bianca, Cenerentola e il Principe Fortuné, Cappuccetto rosso e il lupo. Mi sono piaciuti anche Aleksander Butrimovich, nei panni del principe, e, soprattutto, Anastasia Kachaeva, nel ruolo della Bella addormentata, sempre armoniosa, delicata, raffinata, perfettamente adatta per un ruolo così nobile, onirico, fiabesco