Una lama di luce. Atmosfere cupe gravano su Montalbano, che sempre più spesso si sente stanco e dubbioso e che ora viene anche turbato da sogni inquietanti come premonizioni. Una lama di luce lo colpisce lasciando un segno più profondo di quello di un coltello. Ci sono due misteri di non facile soluzione, mentre la quotidianità viene interrotta da quella che sembra essere la conferma della fine della relazione tra il commissario e l’eterna, ma sempre più lontana, Livia. Un epilogo tragico potrà forse incrinare delle certezze, sovvertire il corso delle cose.
Ma sebbene a tinte fosche, anche questo capitolo della saga non manca di regalare buonumore, con le sortite improbabili di Catarella (mai come qui, in cui l’appuntato ha un’inaspettata familiarità con la lingua latina) e gaffes imperdonabili di Salvo con le donne, a cui fanno seguito le immancabili azzufatine.
Insomma, vale la pena leggerlo perché è scorrevole, poetico, inquietante, divertente, intrigante, commovente.
Recensire un giallo è estremamente difficile, perché si rischia di fare torto al lettore che scorge anticipazioni, dunque non dirò altro, ma passerò ad una considerazione sulla vita personale del protagonista. Con tante scuse, spenderò qualche riga in pettegolezzi.
Ammetto di essere incapace di imparzialità quando si tratta di Camilleri in generale e di Monsieur le Commissaire in particolare. Lo amo. E d’altra parte già da diversi anni il commissario vive di vita propria, capace di tenere testa anche al suo creatore (vedi un racconto di circa dieci anni fa, nella raccolta “Un mese con Montalbano”, nel corso del quale il nostro si rifiutava di prendere la strada tracciata per lui dall’autore). Ma soffermiamoci un po’ sul suo rapporto con le donne. Dopo anni di fedeltà estrema a Livia, resistendo persino alle lusinghe dell’affascinante e simpaticissima svedese Ingrid, ad un certo punto (“La vampa d’agosto”) Salvo cede e tradisce la fidanzata. Da lì non si ferma più: un susseguirsi di beddre fimmine lo conduce ad una media di una relazione extra fidanzamento a romanzo. Ecco, io non voglio mettermi nei panni di Livia e fare la morale, ma spezzare piuttosto una lancia per Ingrid: ma come, quella per anni ha tentato di sedurlo, lo ha aiutato in tante indagini, anche con una certa dose di rischio, lo ha consigliato, è stata sua complice e lui sempre con la scusa della fedeltà e poi a queste fatalone da romanzo non sa dire di no? Ma soprattutto, e qui mi rivolgo a Camilleri (o forse direttamente a Montalbano) in persona, che fine ha fatto la nostra bella meccanica scandinava? Forse la svidisa è tornata alle fredde lande d’origine, o non sarà piuttosto un po’ offesa per il trattamento subito?