{rokbox title=| :: |}images/trattatodeimanichini.jpg{/rokbox}“Il Trattato dei Manichini”, visto a San Gimignano, è uno spettacolo del “TeatroPersona”, gruppo di performer che fa oramai parte della sfera del teatro contemporaneo. È una drammaturgia che si basa molto sull’impatto emotivo sul pubblico, come vuole una parte di quel teatro odierno, basato sulla potenza viscerale delle immagini. È allora chiaro il predominio del creatore dello spettacolo, che, creando una concatenazione di scene apparentemente casuale, è invece sempre lì, “a decidere cosa e in che modo”.
D’altra parte il famoso critico ungherese Szondi, ce l’aveva detto nel suo famoso saggio “Teoria del dramma moderno” Che la messa in scena sarebbe stata sempre più contaminata da una mano esterna che pone limiti e paletti.
Questa rappresentazione s’ispira a “Il Trattato dei Manichini” di Bruno Schulz e davanti a noi si aggira sul palcoscenico una bambina, attorniata da visioni, ricordi, sogni, incubi, tutti impersonati da performer dai movimenti frenetici, meccanici. Un’atmosfera onirica è data da un sapiente disegno luci creato da effetti di contrasto bianchi e neri. Lo scenario e i costumi delle attrici danno vita a una scenografia magica e onirica, dove il ritmo offerto dalla musica ci tiene incollati al “teleschermo”, sì, perché più che vedere una rappresentazione teatrale ci sentiamo trasportati dentro la messa in scena da un “effetto – cinema”. Veramente uno spettacolo piacevole, una bella e melanconica unione tra sogno e realtà, delle volte con tentativi da film horror. Quindi “Il Trattato dei Manichini” di Alessandro Serra, con Valentina Salerno, Chiara Casciani, Alessandra Cristiani e Silvia Malandra, è la creazione di un mondo altro, fantastico e tenebroso, dove lo spettatore non può fare a meno di essere catapultato.
Stefano Duranti Poccetti
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