Silvia Manco Live @ Pentagrappolo (Roma 23.12.2010). Dopo la bella sorpresa dell’album natalizio (Suddenly It’s Christmas Time), vengo a sapere che Silvia Manco il 23 suona a Roma da sola, in un locale chiamato Il Pentagrappolo. Allora non mi faccio sfuggire l’occasione e prenoto un tavolo per le 21. Mentre sorseggio la mia birra, la vedo arrivare: mi presento e le chiedo se dopo il live set possiamo fare una chiacchierata musicale.
In realtà un’anticipazione del colloquio post concerto avviene già nel momento in cui vengo presentato al proprietario del locale, Emiliano Pari, originale via di mezzo tra un musicista ed un oste. Si comincia a parlare della passione musicale di Emiliano, condivisa anche dalla Manco, il soul-funk degli anni 70, con inevitabili citazioni di Donny Hathaway, Stevie Wonder, The Meters. Silvia mi dice che Emiliano è un ottimo cantante e pianista (cercate su youtube e ne avrete la conferma…) e scopro che ha pubblicato un album autoprodotto, New Morning. Insomma il clima è già caldo quando Silvia si accomoda al piano. In versione solitaria rifarà integralmente tutto il suo Christmas album, con interpretazioni sentite di Silent Night, I Wish I Knew How, Suddenly It’s Christmas Time. L’atmosfera si fa più allegra in brani come Jingle Bells, Little Drummer Boy, Borboleta e nella spiritosa ‘Za You, Santa Claus?, dove la Manco si dimostra conoscitrice del focoso stile pianistico di New Orleans. Alla fine sono felice come un bambino, perché non potevo concludere meglio la mia consueta full immersion nell’universo della musica natalizia. Poi Silvia si siede al mio tavolo e cominciamo a parlare. Le chiedo della sua formazione musicale e scopro che i suoi studi di pianoforte sono stati irregolari: dapprima lezioni individuali classiche, mal sopportate, poi la decisione di andare a Roma ed iscriversi ad una università musicale privata. Ma in realtà la vera svolta artistica è stata quella di aver frequentato l’ottima scena musicale jazz romana, ascoltato i consigli dei musicisti più esperti e soprattutto aver suonato tanto dal vivo. Inevitabile la mia domanda sulle sue influenze musicali. Silvia ammette di essere stata influenzata dalla musica che ascoltava il padre: Otis Redding, Ray Charles, Stevie Wonder (e bravo il babbo!). La sua passione per il jazz si rivolge a quei musicisti che oltre ad essere validi strumentisti, sono soprattutto grandi compositori (Duke Ellington, Mingus, Wayne Shorter, Herbie Hancock). Altro suo importante interesse è la bossa nova (João Gilberto, Antonio Carlos Jobim). Mi cita pure alcuni cantautori italiani come Luigi Tenco, Gino Paoli, Bruno Lauzi, ammirati soprattutto come grandi creatori di testi. E in effetti ascoltando il suo ultimo album, Afternoon Songs, possiamo sentire come tutte queste influenze siano state abilmente amalgamate. Alla fine mi rendo conto di avere di fronte un’artista sempre pronta a mettersi in discussione, a confrontarsi con altri musicisti, molto concentrata nel costruire un suo stile personale. E inoltre si è dimostrata una persona disponibile e gentile. Thanks Silvia… VOTO: 28/30