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Il catalogo del non-amore

È una sorta di diario l’oggetto che dà il titolo alla pièce teatrale del drammaturgo francese Jean Claude Carrière: un “Catalogo”, appunto, in cui il protagonista maschile Jean Jacques (Ennio Fantastichini) annota tutte le donne che è riuscito ad avere nella vita e oramai le conta quasi 150. Un giorno entra nel suo monolocale una donna misteriosa, Suzanne (Isabella Ferrari), che approfitta del fatto che la porta di entrata è rimasta spalancata.

La ragazza dice di non avere una casa e di voler rimanere da lui. L’uomo inizialmente fa di tutto per allontanarla, senza nessun risultato, andando avanti però i suoi sentimenti cambiano nei confronti della nuova arrivata e comincia a provare così quell’emozione che non aveva mai provato prima nella sua vita: l’amore. Fino a quel punto infatti era stata solo una ricerca superficiale a spingerlo alla conquista della donna – una ricerca tra l’altro finalizzata al suo catalogo di annotazione: “Possedere una donna per potere scrivere il suo nome sul foglio!”. Adesso le cose stanno cambiando e il suo bisogno di amore si sta facendo forte per la prima volta. Il problema è che non ha mai amato, ha paura dei suoi sentimenti, delle sue emozioni, con Suzanne non riesce a essere l’uomo che si riconosceva essere e non riesce neanche a guardarla negli occhi. Nel finale, quindi, quando la donna decide di andarsene dalla casa, le cose si ribaltano, e Jean Jacques, che prima aveva tanto desiderato essere lasciato da solo e in pace, adesso fa di tutto perché lei non se ne vada, pregandola, esortandola, obbligandola, a rimanere, arrivando a uno stato mentale tale da rinchiudersi nel suo monolocale, solo con lei, tralasciando il lavoro e tutti gli altri fattori esterni. Adesso è lei che non sopporta più lui ed è molto emblematico il finale: non è Suzanne che se ne va, ma è lui che lascia la propria casa per andare chissà dove.

La scena riproduce fedelmente un monolocale, con tanto di bagno, camera da letto – salotto e cucina e si può dire che è veramente ben costruita, anche in funzione del movimento degli attori. Per quanto riguarda Ennio Fantastichini e Isabella Ferrari, purtroppo il mio giudizio non è favorevole. Sono artefici di una buona prova recitativa, ma non adatta per questo testo. “Il Catalogo. Aide Memoire” di Carrière, infatti, è un testo sull’ incomunicabilità che, almeno in parte, dovrebbe essere intrapreso da un attore un po’ come potrebbe essere intrapreso un testo del “Teatro dell’Assurdo”, cercando, insomma, di cristallizzare l’interpretazione attoriale, scartavetrando la componente emotiva. I due attori in scena ne fanno invece un testo comico con ricadute tragiche, come tanti altri, cosa che dà, a mio parere, un contenuto infedele allo spettacolo. Questa infedeltà va vista, anche e soprattutto, sul piano più vasto della regia, dove Valerio Binasco non è riuscito – non ha voluto – recuperare quei fattori indispensabili al dramma per sopravvivere – senza i quali risulta un po’ un pesce fuor d’acqua.

Il Catalogo. Aide Memoire

di Jean Claude Carrière

traduzione e regia Valerio Binasco

scene e luci Massimo Bellando Rondone

costumi Sandra Cardini

Musiche Arturo Annecchino

con

Ennio Fantastichini e Isabella Ferrari

recensione tratta da: http://www.ilcorrieredellospettacolo.com

Michele Lupetti

Colui che nel lontano 2006 ideò tutto questo. Fondatore e proprietario di ValdichianaOggi, dopo gli inizi col blog "Il Pollo della Valdichiana". Oltre a dispensare opinioni sulle cose locali è Beatlesiano da sempre (corrente-Paul Mc Cartney), coltiva strane passioni cinematografiche e musicali mescolando Hitchcock con La Corazzata Potemkin, Nadav Guedj con i Kraftwerk. I suoi veri eroi, però, sono Franco Gasparri, Tomas Milian, Maurizio Merli, Umberto Lenzi... volti di un'epoca in cui sarebbe stato decisamente più di moda: gli anni '70

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