“Dai Cazzo!“. E con questo s’è detto tutto. Finalmente novanta minuti di sana follia con le vicende dei De Ceglie, father&son manifesto della peggior Italia, on the road da Milano a Roma pe’ scopasse la smutandata. Mandelli e Biggio impreversano nella versione cinematografica de “I soliti idioti” che da fortunata serie di nicchia su MTV riesce a trasformarsi in fenomeno cinematografico da botteghino e centra totalmente il bersaglio. Un film che ha il solo limite di dover passare dal frammento breve (un tempo li avremmo definiti sketch) ai novanta minuti con due sole facce e qualche tormentone. Ma è l’unico limite, e comunque non ci si annoia.
Chi non riesce a capire l’ironia e la assoluta non volgarità nella rappresentazione del volgare (Concita De Gregorio, tanto per nominarne una) ha dei seri problemi di adattamento ai tempi d’oggi e alle nuova modalità possibili di comicità intelligente. Un “Dai cazzo Concita…sveglia!!!!” se lo meriterebbe davvero.
Sì, perchè quella di Mandelli e Biggio è davvero una comicità intelligente, e tutto questo lo dico non per dare un valore morale e culturale al film, che veramente nun ce ne po’ fregà dde meno e di sicuro nun gle frega na mazza manco a Mandelli e a Biggio, ma per pura onestà intellettuale.
Quella de I soliti idioti è una comicita sanamente indignata, ma che sostituisce la rabbia e la solfa noiosa con la rappresentazione estremizzata dell’orrido e dell’insopportabile dell’Italia di oggi. E allora ecco le frasi fatte come Un attimo e sono subito da lei dell’impiegata delle poste, il gay più fobico degli omofobi, lo sfigato col Califfone che sembra il protagonista de La solitudine dei numeri primi, il padre puttaniere paraculo ammanicato in pena per il figlio inetto che non scatena a dovere il wursterl.
Quadretti di un’Italia che purtroppo esiste, demoliti con il ridere in luogo del pippone filosofico.
Che c’è di male? Niente
E proprio perchè il film fa ridere, che poi alla fine è l’unica cosa che conta, vi consiglio vivamente di andare a vederlo.
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