Mi piace pensare che ValdichianaOggi.it sia una specie di bar virtuale dove ognuno è libero di entrare ed esprimere la propria opinione in piena libertà purché rispetti l’altrui pensiero. E spesso accade che l’avventore, dopo aver preso parte al dibattito, esca con una opinione diversa. E questa è una cosa meravigliosa. Ma è una magia che accade soltanto se lo spirito con cui si affronta la discussione è qualcosa del tipo “ok, ho le mie idee, ma potrei sbagliarmi”. E anche se può accadere che l’opinione alla fine rimanga la stessa, essa ne esce comunque più solida perché ha affrontato le onde di una discussione e si è liberata dai pregiudizi. Guardiamo ad esempio il dibattito che si è creato attorno all’evento del Tuscan Sun Festival. Tra articoli e commenti sono state espresse opinioni anche molto diverse e leggendoli mi sono fatto un’opinione che è un po’ diversa da quella iniziale.
{rokbox title=|La Contea degli Hobbit :: |}images/stories/caosdonato/contea.jpg{/rokbox}I turisti anglosassoni in effetti vedono Cortona come se fosse la Contea degli hobbit, un posto incantato dove gli abitanti praticano il baratto, si dedicano alla pastorizia, alla raccolta di bacche e vivono in case di pietra riscaldate d’inverno da un bue e un asinello. Ma questo è un retaggio che l’Italia intera si porta dietro grazie purtroppo a numerosi film, tra cui ad esempio, come scrive il buon Maurilli, Under The Tuscan Sun. E’ anche vero però che quando gli “Ammericani” arrivano qui e ci stanno qualche giorno cambiano idea e si rendono conto che non siamo poi così primitivi come certe pellicole ci dipingono.
Il nostro barman-direttore, dimostrando una notevole capacità di sintesi, ha definito il Tuscan Sun Festival come un’astronave di marziani che atterra in Piazza Signorelli, si sta una settimana e poi va via. Ma a mio parere l’astronave non è il festival, bensì il genere musica classica e lirica. Il problema in altri termini è che c’è un forte distacco tra la gente e un genere musicale che non ha radici tra la popolazione e che è sempre stato ritenuto appannaggio di un certo ceto sociale o di chi cerca solo di darsi un tono. Pensate che sarebbe cambiato qualcosa se il patron fosse stato, invece che Barrett Wissman, uno di Cortona? Secondo me no. Sarebbe stato ugualmente snobbato.
C’è da dire che l’organizzazione ha fatto uno sforzo notevole abbassando il prezzo dei biglietti. E anche l’amministrazione ha fatto la sua parte chiedendo e ottenendo uno sconto del 30% per i residenti. Che non è poco. E i risultati si sono visti: il 35% degli spettatori sono autoctoni. Molti di più degli anni precedenti.
E tra quel 35% ci sono anch’io. Ho assistito all’ultimo spettacolo: un concerto di certi “Virtuosi del Teatro della Scala” in cui cantava il soprano Danielle De Niese che pare sia una superstar, una Mina della lirica. Dico “pare” perché, non essendo un cultore del genere, il nome mi suonava arcano e poteva essere benissimo la marca di una crema per il viso d’alta classe. Beh devo dire che è stata un’esperienza illuminante. Dava i brividi vedere quegli orchestrali che suonavano in perfetta armonia, osservarne la gestualità, la danza dei corpi che interagivano con strumenti trattati come reliquie. E mentre ascoltavo e guardavo, pensavo che tutto ciò stava accadendo a due passi da casa mia… I detrattori del festival forse dovrebbero assistere ad uno spettacolo così coinvolgente prima di aprir bocca.
Andiamo avanti. In questo articolo si legge: “I Cortonesi – loro governo e cittadini – non hanno fatto niente per provocare tutto questo ben di Dio, semplicemente se lo sono trovato…”. Non sono d’accordo. Chi ha ideato, sviluppato e reso celebre il festival ha un nome e un volto. Si chiama Rita Mezzetti, cortonese da almeno sette generazioni. E sono cortonesi anche i sarti, i parrucchieri, i fiorai, gli estetisti, gli autisti, i cuochi e …gli informatici. E già perché sono io (cortonese adottato da ormai 10 anni) a curare la parte informatica e sono pertanto testimone oculare di quanto lavoro c’è dietro un evento che agli occhi dei più dura una sola settimana. Un lavoro che comincia a gennaio e finisce a dicembre. E alla luce di ciò mi piange il cuore leggere di cortonesi che si lamentano che nei giorni del festival non riescono a trovare un parcheggio. E per cortesia non tiriamo in ballo vecchie beghe legali amplificate in modo strumentale a pochi giorni dall’inaugurazione.
E non stiamo nemmeno ad alimentare inutili e poco lungimiranti rivalità tra Arezzo e Cortona. Arezzo dovrebbe essere solo fiera di avere tra i comuni della sua provincia una perla di così rara bellezza. In questi momenti difficili dobbiamo fare squadra e mettere da parte invidie e rancori. E sperare che anche l’anno prossimo i tg nazionali parlino del “famoso e tanto atteso” Tuscan Sun Festival di Cortona…