A suggellare il clima da campagna elettorale che si respira, ci ha pensato ieri Mentana riprendendo la saga dei sondaggi del lunedì. Tre i dati salienti: PDL a +4%, PD a +1,5% e M5S a -1,7%. Non sono affatto sorpreso dell’ottimo risultato del PDL. Obiettivamente in queste settimane è stato il partito che ha dimostrato un maggiore senso istituzionale (e ho detto tutto…).
E se pensiamo che questo +4% si aggiunge ad un +10% circa guadagnato a ridosso delle elezioni, siamo di fronte ad uno dei più grandi salti nella storia della politica italiana (forse solo la DC nel ’58 riuscì a fare meglio). Ciò a mio parere è stato reso possibile non tanto per i pregi del Popolo delle Libertà, bensì per gli evidenti difetti del PD che non riesce a trovare un centro di gravità permanente. Gli utlimi litigi da asilo tra Renzi e Finocchiaro non possono che confermare questa instabilità che va avanti da troppo tempo. In un mio articolo pubblicato un mese e mezzo fa, scrivevo:
“Ma secondo me la vera causa di questa sconfitta è più profonda. Secondo me il vero problema è che il PD non riesce ad avere un leader. Sono stati così abituati a dire la propria opinione, ad intervenire nei dibattiti che si sono montati la testa e spesso si prendono la libertà di criticare con troppa leggerezza. E accade che nascono mille correnti e mille capi e capetti e non si riesce mai a decidere niente”
Non mi sembra che sia cambiato molto da allora…
Nonostante ciò il PD guadagna un punto e mezzo percentuale. Come si spiega? E’ possibile che gran parte di quel guadagno sia costituito da elettori 5 stelle delusi dal mancato accordo con il PD. Ma la contrazione del M5S secondo me è ancora più pesante se si tiene conto che tutti dopo le elezioni si aspettavano per vari motivi un bel guadagno in termini di consenso. E invece non solo non ha guadagnato ma ha anche perso. Forse, ma è solo una mia ipotesi, stanno emergendo le contraddizioni dovute alla vasta etereogenietà del movimento e la presenza di alcuni simpatizzanti litigiosi e/o intransigenti e/o politicamente dilettanti sta minando la genuinità del lavoro che i parlamentari del M5S, nonostante tutto, stanno portando avanti con caparbietà e spirito di abnegazione. C’è da dire comunque che è un movimento giovane e simili caratteristiche sono fisiologiche e dovrebbero, dico dovrebbero, tendere a scemare con il tempo.
E’ interessante anche un’altra slide del sondaggio che mostra cosa hanno risposto gli italiani alla domanda “Chi sarebbe il miglior Premier?”. Il 27% ha risposto Renzi, il 18% Bersani e il 16% Berlusconi. Questo dato dovrebbe suggerire al PD la prossima strategia da adottare che a mio avviso è l’unica che, preso atto della incomunicabilità con i 5 stelle, riuscirà a salvare il Paese: legge elettorale e poi subito alle urne con Renzi candidato Premier. Sì perché dovrebbe essere ormai chiaro che nel PD non c’è un uomo per tutte le occasioni, ognuno è tagliato per il suo ruolo. Renzi è a mio avviso perfetto come Premier, mentre come segretario ci vedrei bene un volto nuovo che faccia da anello di congiunzione tra le due grandi anime del PD e che faccia tesoro di alcuni buoni consigli (non tutti) presenti nel documento di Barca. L’uomo giusto ce l’abbiamo già…
Sempre nell’articolo su citato scrivevo:
“Manca poi, sempre secondo me, una fratellanza sincera, un vero spirito di squadra che ci può essere soltanto quando si ha ben in testa quello che dovrebbe essere il vero e unico obiettivo di un partito e cioè quello di rappresentare i cittadini, di aiutarli, di servirli.”
Questo è l’unico modo serio che vedo per andare avanti.