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Ma questo benedetto switch off era veramente necessario???

Oramai in questi giorni non si parla d’altro che di switch off. Incontri un amico e senza nemmeno salutarti ti chiede se vedi Teletruria e Linea Uno. I fortunati che ricevono il nuovo segnale digitale sono come in preda ad una forma di estasi delirante. 50 nuovi canali. Wow!!! Ieri ho provato a lanciare la ricerca dei canali e incredibilmente me ne sono comparsi qualche decina in più. Strano, fino adesso nella valle in cui  topologicamente mi trovo arrivava solo il segnale di Radio Maria tant’è che fui “costretto” tempo fa ad installare la parabola. Dopo l’entusiamo iniziale però mi sono accorto che il 90% dei nuovi canali sono decisamente inutili come la data di scadenza sulla Nutella.

 E allora sorge spontanea una riflessione. E se invece di buttare soldi per creare l’infrastruttura di questo digitale terrestre, si fosse potenziato internet? In effetti a ben pensarci se avessimo avuto una banda larga decente, avremmo potuto tranquillamente ricevere il segnale TV tramite la nostra connessione ad internet. Altro che 50 canali. Migliaia e migliaia di canali a nostra disposizione. Invece dei decoder si sarebbero potuti commercializzare, per chi non ha dimestichezza con il pc, dei tv box che prendono il segnale non dal cavo coassiale dell’antenna bensì dal cavo di rete collegato al router di casa. Oltre agli innegabili vantaggi di versatilità, lo spettatore avrebbe potuto godere di una caratteristica peculiare di internet: l’interattività. Avrebbe potuto, cioé, interagire con il video scrivendo commenti e condividendo sui vari social network. A decretare il successo di una trasmissione non ci sarebbe stato più il controverso e obsoleto Auditel, bensì ad esempio il numero dei “mi piace” su facebook. E forse a pensarci bene è proprio questa bidirezionalità del flusso dell’informazione, questo trasmettere non da uno a molti ma “tra molti”, che spaventa chi vuole pilotare l’opinione pubblica. Lo spettatore che comincia a commentare partecipa attivamente ad un dibattito virtuale e si accorge che conta qualcosa, si accorge che la sua opinione ha un valore, si accorge che può essere più di due occhi inebbetiti che fissano un televisore. In questo modo lo spettatore acquista sicurezza e cessa di essere per l’appunto solo uno spettatore. E questa è decisamente una bella rogna per le dittature specie per quelle che non lo sembrano.

Ma poi, dico io, vogliamo parlare della enorme capacità che ha internet di generare occupazione e creare PIL? Magari con la scusa di portare la tv via internet a tutti gli italiani, avremmo portato internet stessa con tutto l’universo che ne consegue. E intanto i famosi 800 milioni destinati alla banda larga stanno ancora lì…

E allora meditiamo: con questo digitale terrestre pensavamo di essere al passo con l’innovazione tecnologica e invece è solo un treno a vapore in un mondo di astronavi.

Donato Apollonio

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  • Donato dice che le dittature hanno paura di Internet. Sicuramente sarà così, ma alla base di questa grande rivoluzione inutile che è il digitale c'è stata anche una scarsa lungimiranza. il passaggio al digitale venne approvato quando la parola "streaming" la conoscevano solo gli hacker, oltre a milioni di adolescenti americani. Rimaniamo sempre indietro, ingolfati in una burocrazia che gira a vuoto. E quando le leggi riguardano le tecnologie, che per definizione crescono e fluttuano nell'etere senza aspettare che qualcuno le regolamenti, ecco che l'anacronismo appare evidente.

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Donato Apollonio

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