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La politica che vorrei

Ieri ho partecipato all’evento di presentazione del gruppo Arezzo per Civati. Sono tornato a casa con il cuore carico di entusiasmo e speranza e in questi tempi bui non è poca cosa. Ispirato dalla presenza in sala di un manifesto del 25 Aprile raffigurante un aquilone, avevo pensato di fare un intervento un po’ stravagante ma, visto il taglio concreto che andava delineandosi nel dibattito, ho preferito desistere. Forse questo mio blog è un luogo più adeguato.

In occasione del Primo Maggio sono andato insieme a mia moglie e mia figlia di un anno a “Coloriamo i Cieli”, un ritrovo di appassionati di aquiloni che si svolge a Castiglion del Lago su di un grande prato verde come direbbe qualcuno. È un qualcosa che assomiglia tanto al vecchio sfondo di Windows XP, solo che è pieno di gente, grandi e piccini muniti di aquiloni delle tipologie più disparate.

Quel giorno però mancava il vento che è l’ingrediente fondamentale. Ogni tanto qualche genitore coraggioso prendeva la rincorsa e cercava di far volare il proprio aquilone ma poi inesorabilmente cadeva. C’era un clima di sconforto diffuso, tristezza, pessimismo un po’ come il PD adesso e tra l’altro all’ingresso per il parcheggio avevo pagato due euro come alle primarie.

Dopo un po’ però il vento arriva. E non potrò mai dimenticare il boato che sentii. Le urla di gioia dei bambini (ma anche dei grandi, io per primo).

Mi precipito a lanciare nel cielo il mio piccolo aquilone orgoglioso dello sguardo di mia figlia. E mentre lo vedo lassù in alto, mi chiedo “Ma come mai è così bello un aquilone che vola?” E penso che in fondo non esiste nessuna immagine capace di descrivere meglio il concetto di libertà.

Non faccio in tempo a congratularmi con me stesso di questo mio bel pensiero che, voltandomi, vedo il cielo inondato da mille e mille aquiloni. E allora mi accorgo che il mio aquilone per quanto bello possa essere, non è niente in confronto allo stupendo spettacolo di tantissimi aquiloni che volano insieme.

E mi commuovo quando all’improvviso realizzo che sto ammirando un quadro meraviglioso di cui anche io nel mio piccolo faccio parte.

Ecco io vorrei che il PD fosse come quel cielo di aquiloni dove ad ognuno sia consentito partecipare con passione e impegno alla realizzazione di un disegno senza slanci di protagonismo provando solo gioia per la cosapevolezza di far parte di quel quadro assieme a tanti altri. E dando così più spazio alla parola “noi” piuttosto che alla parola “io”.

E in tutta questa metafora il vento chi è? Ma Civati, naturalmente 😉

 

Donato Apollonio

View Comments

  • Civati? Di sinistre che scappano ne abbiamo fin troppe. Troppi aquiloni nel cielo che si impigliano tra loro non è un gran bel spettacolo ma solo un gran caos. ;-)

  • meglio rischiare di impigliare il proprio aquilone che stare a guardare passivamente... ;)

  • Il problema è che gli aquiloni rossi si impigliano tutti tra loro lasciando volare in alto, da ben venti anni, quelli azzurri. Mi piacerebbe tanto colorare il cielo con quelli rossi, non rosso acceso ma rosso moderato. ;-)

  • Che assurdità paragonare un aquilone al senso di libertà. L'aquilone è legato ad un filo e non può volare liberamente!
    Tutto il senso, e la mancanza di tale, vien da sé.

  • Gentile Sig. Ernesto,
    la ringrazio per il suo commento e per il tempo speso a leggere il mio post. Ciò che lei considera un'assurdità per me è invece perfettamente coerente dato che nella metafora considero l'aquilone come un prolungamento del mio corpo che consente a me stesso la visione di una prospettiva inusuale e si sposta nello spazio dove io chiedo che vada. è come se io non mi considerassi libero perché ho la testa attaccata al collo.
    Se un domani mi capiterà di indicarle la luna, mi raccomando non guardi il dito... :)

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Donato Apollonio

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