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Il PD non ha perso, ha diversamente vinto

Questa anomalia tutta italiana del risultato delle politiche è la diretta conseguenza di una legge elettorale il cui nome dice tutto. Ma è una legge che superò a suo tempo tutti i dubbi di costituzionalità e dunque va accettata e rispettata. Tutti gli schieramenti politici quindi avrebbero dovuto calibrare le proprie strategie sulla base delle regole dettate dal Porcellum. Se non ci sono riusciti, anche se numericamente hanno vinto, in realtà hanno perso.

 Dal punto di vista del PD questa pseudo-sconfitta o pseudo-vittoria ha un sapore certamente amaro. E’ come inciampare a 5 metri dal traguardo in una maratona in cui sei primo e poi vedere subito dopo il corridore dietro di te passarti avanti sorridente.

Sulle cause di questa debacle s’è parlato molto. C’è chi dice che ha influito la questione MPS o la puntata di Servizio Pubblico in cui Berlusconi ha sbalordito tutti per la sua vitalità. C’è chi dice che è stato bravo Grillo a calamitare attorno al M5S così tanti voti.
Certamente salta all’occhio un dato inequivocabile: il PD era strafavorito nei sondaggi e poi non è riuscito a conservare il vantaggio. Perché? Se analizziamo il profilo di chi ha votato Renzi alle primarie di coalizione, potremmo individuare tre categorie:

1) quelli che votano PD da tempo immemore, sono scontenti di come funzionano le cose all’interno del PD e hanno visto in Renzi l’autore di una ristrutturazione del PD (o un restauro se il pessimismo è alto);
2) gli elettori di centro-destra delusi;
3) quelli che “tanto sono tutti uguali” ma che hanno visto in Renzi una eccezione.

Alle politiche soltanto la prima categoria che ha accettato la sconfitta di Renzi e si sente comunque parte del PD, ha continuato a votare come faceva sempre. La seconda categoria invece ha ripiegato a destra o si è astenuta, mentre la terza ha preferito appoggiare il M5S. Alle primarie c’è stato praticamente una specie di turismo elettorale, gente che ha visitato il PD e poi è scappata. E quindi attualmente la componente renziana all’interno del PD si è notevolmente ridimensionata dato che è composta soltanto dalla prima categoria.

Ma secondo me la vera causa di questa sconfitta è più profonda. Secondo me il vero problema è che il PD non riesce ad avere un leader. Sono stati così abituati a dire la propria opinione, ad intervenire nei dibattiti che si sono montati la testa e spesso si prendono la libertà di criticare con troppa leggerezza. E accade che nascono mille correnti e mille capi e capetti e non si riesce mai a decidere niente. E di questo la gente se ne è accorta. Qualcuno obietterà che il dialogo e il confronto sono l’asse portante del PD. E’ vero, ma solo se il dibattito che ne scaturisce è costruttivo, il fine è nobile e non ci si perde in esibizionismi, ripetizioni, superficialismi e logorroicità come accade spesso nelle riunioni di partito a tutti i livelli.

Manca poi, sempre secondo me, una fratellanza sincera, un vero spirito di squadra che ci può essere soltanto quando si ha ben in testa quello che dovrebbe essere il vero e unico obiettivo di un partito e cioè quello di rappresentare i cittadini, di aiutarli, di servirli. E questo a mio avviso accade perché non sono pochi quelli che hanno perso di vista questo obiettivo e si sono lasciati sedurre dall’ambizione e dal fascino del potere fine a se stesso.

Concludo con una domanda: quanti sono quelli che, essendo stati esclusi dalle primarie per il parlamento, hanno fatto il tifo per una situazione di instabilità sperando di far parte dei candidati di eventuali elezioni anticipate?

 

Donato Apollonio

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