Quando cambio cellulare la prima cosa che faccio è trasferire la suoneria: un vecchio file midi della sigla iniziale di Goldrake che scrissi a mano anni e anni or sono sul mio glorioso Nokia 3330. Ed è per questo che quel pezzo scritto dalla fervida mente di quel genio di Vince Tempera accompagna la mia vita quotidiana (pure troppo direbbe mia moglie). Ed a pensarci bene gran parte delle mie azioni, scelte, decisioni sono state condizionate da quel cartone animato. Il protagonista è Actarus, un abitante della stella Fleed fuggito sulla Terra a bordo del suo Goldrake a seguito del massiccio attacco del malefico Re Vega che trascorre il suo tempo distruggendo pacifici pianeti. E quando le forze di Vega arrivano a minacciare la Terra, Actarus si batte strenuamente per difenderla anche se non è la sua patria.
In fin dei conti è un immigrato che combatte alla stregua di Che Guevara.
Andando avanti con gli anni di quel cartone dimentichi la violenza degli epici combattimenti a suon di alabarde e tuoni spaziali e rinunci a capire come faceva a mangiare libri di cibernetica e insalata di matematica e perché diavolo il suo sedile faceva così tante rotazioni prima di entrare nella testa del robot.
Ti rimane il senso del dovere e della giustizia. Una inossidabile forza del subconscio che ti fa indignare di fronte ai soprusi, alle violenze, alle prepotenze, che non ti fa stare zitto. Non solo. Ti lascia anche un impalpabile senso di ottimismo, una intramontabile quanto ingiustificata consapevolezza che alla fine il bene trionferà sempre.
Scrivo queste righe in memoria di Shingo Araki, il padre di Goldrake, che in questi giorni sommessamente ci ha lasciato. Uno che certamente non ha vissuto invano. Uno che adesso, chissà, tra le stelle sprinta e va…