Visto che il nostro Michele è un tipo sportivo provo a commentare la tragedia di Brindisi dissentendo da quanto lui ha scritto oggi. Non siamo nel 1978, caro Michele, e i parallelismi con la reazione popolare e politica al terrorismo non hanno secondo me molto senso. Di sicuro è giusto andare in piazza e la nostra democrazia va difesa, ma siamo nel 2012 e le cose sono molto cambiate. Soprattutto lo Stato Italiano ha perso di credibilità, ovviamente non per colpa dello Stato in sè, ma di chi da troppo tempo lo rappresenta in modo indegno.
Non avevamo una classe politica così penosa nel 1978, per quanto in essa già vi fossero i germi di Tangentopoli, c’era ancora qualche “statista” nel vero senso della parola (e Moro era indubbiamente uno di questi), c’era un generale senso di responsabilità e di rispetto dei ruoli e della cosa pubblica e sull’altro fronte, i cittadini, non esisteva un’ondata così forte di indignazione verso la “casta” e i partiti, ma c’era ancora la sensazione che lassù in cima alle istituzioni vi fosse ancora qualcuno capace e meritevole.
In questo 2012 la nostra democrazia è ancora più in pericolo che nel 1978 e l’indignazione popolare rischia di prendere direzioni molto pericolose e “anarcoidi”.
Chi ha piazzato la bomba di Brindisi vuole far leva proprio su questo creando il caos, un caos da cui trovare giovamento per i suoi (loschi) interessi. Il metodo non è quello del 1978, piuttosto quello del 1992-93, quando la classe politica italiana era allo sfascio, terremotata da Tangentopoli, e qualcuno si fece sentire con diverse bombe che tanto sinistramente assomigliano a quella di Brindisi di oggi
Esiste ora, ancor più forte che nel 1993, un vuoto che è fatto di rabbia, amplificato dalla crisi e dalle vessazioni, delle quali molte responsabilità sono da ascrivere a chi ci ha governato. Un vuoto che ti rende difficile scendere in piazza e vedere mescolate con te le solite facce della politica. Pensare che siano lì più per opportunismo che per reale convinzione è quasi automatico.
Dal caos di quel 1992-93 siamo usciti con una Seconda Repubblica che non ha mai funzionato. Adesso ce ne serve una terza, e subito. Una Repubblica che funzioni e non sia più preda di mafia e poteri occulti. Sarà questa, aldilà delle piazze piene di oggi, la miglior risposta agli assassini di Brindisi.
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