{rokbox title=| :: |}images/primomaggio.jpg{/rokbox}Oggi è il 1° Maggio, festa che credo debba essere presa in considerazione da tutti (non solo quelli di sinistra) e non meriti tante etichette politiche, anche se questo in Italia è un traguardo molto duro da ottenere. D’altra parte tutti lavorano, il confine fra l’essere operai, liberi professionisti o imprenditori è sempre più labile e per nessuno esiste il Bengodi. Da giovane ancora in cerca di una sistemazione precisa nel mondo del lavoro (ho fatto Economia e Commercio, la classica facoltà che ti apre tutto e niente e alla quale, nel post laurea, serve di far seguire tanta fatica e fortuna per arrivare a qualcosa) penso che il tema del lavoro meriti di essere al primo posto nella discussione politica italiana, cosa che invece vedo sempre più raramente, se non sugli slogan.
Non se ne parli soli il primo maggio, insomma, con le solite manifestazioni di piazza e le bandiere dei sindacati. E soprattutto si capisca cosa serve, oggi, al lavoro in Italia.
Per molti adesso la parola d’ordine è meritocrazia. Giustissimo, in Italia ce n’è davvero bisogno. Ma io voglio inserirne anche un’altra: serietà. Forse chi è over 40 non si rende bene conto di cosa significhi adesso cercare un lavoro e le proposte che ti vengono fatte e in tanti, troppi, accettano. Purtroppo la situazione, pur in presenza di regole che permetterebbero un funzionamento decente del sistema (non sono di quei marxisti contrari alla flessibilità), è totalmente senza regola. A parte il lavoro nero, anche quello “bianco” ha diverse macchie e certe cose le scopri solo passandoci di persona. Finte partite IVA per dipendenti spacciati per liberi professionisti, 1000 euro scritti nelle buste paga che diventano 600 nelle tasche di chi lavora, 30 ore settimanali che diventano 45 o 50, riposi e turnazioni che restano solo sulla carta: questa è la realtà attuale, pervasa su un fronte e sull’altro (chi dà il lavoro e chi offre il proprio lavoro, e ripeto che la differenza è poca) da un disarmante senso di abbandono e solitudine.
Serietà, quindi. La serietà di chi vuole fare impresa e non può certo andare avanti con gli escamotage, le furbate, con i dipendenti che durano 2 o 3 mesi e poi se ne prende un altro, senza tener conto delle qualità che qualcuno potrebbe o meno esprimere. Ma anche serietà da parte di chi cerca lavoro e non accetta qualsiasi cosa gli viene data, senza fiatare, convinto (erroneamente) di guadagnarci comunque qualcosa.
Si sa come Umbria Jazz, in ormai dieci lustri, abbia portato a Perugia e dintorni,…
Convegni, tavole rotonde, degustazioni enogastronomiche, mostre fotografiche e documentali tutto dedicato all'animale simbolo della Valdichiana:…
“E io vado a mangiare dallo zio Ernesto!!” Scommetto che se solo avesse un ospitale…
È uscita la nuova guida di Condé Nast Johansens per una vacanza in una delle…
Nel genere da me e da tanti altri amato c’ è sempre stata la contrapposizione…
TOP TEN Mussolini il capobanda. Perchè dovremmo vergognarci del fascismo di Aldo Cazzullo,…