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Tassa di soggiorno: la tassa “monca”

Il gettito della Tassa di Soggiorno sarà destinato “a finanziare interventi in materia di turismo, ivi compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive, nonche’ interventi di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali locali, nonche’ dei relativi servizi pubblici locali”. Questa la lettera dell’art. 4 del decreto legge 14 Marzo 2011, quello sul Federalismo Fiscale Municipale. Un decreto che nel complesso valuto in modo positivo perchè finalmente dona libertà ai comuni di poter produrre interventi modulati in funzione dei bisogni delle loro comunità. Una vera rivoluzione Federalista, peraltro criticatissima e definita “monca” anche dai nostri Sindaci di sinistra. Ma solo perchè vogliono restare simpatici alla gente e non vogliono passare da esattori delle tasse. E’ però deludente, molto, la parte dedicata alla Tassa di soggiorno.

In questo senso sono parecchio meno ottimista rispetto a Michele e al suo articolo di ieri: interventi in materia di turismo significa esclusivamente re-investire i soldi per quel settore. Vedo dura anche l’applicabilità per il finanziamento di eventi, che pure sarebbe stata un’idea interessante (col rischio-mangiatoia).

Insomma: se il soldo lo si prende ai turisti il ritorno deve essere prima di tutto per il turista e poi, in seconda battuta, per la comunità.

Principio forse giusto, ma in tempi di crisi avremmo preferito ben altro.

Leggo poi l’interpretazione data da Montepulciano in un comunicato stampa di inizio Settembre:

“mentre il decreto prevede che il gettito derivante dalla tassa possa essere introitato dal Comune che la istituisce e gestito nell’ambito del bilancio dell’Ente, a Montepulciano diventa un contributo per il territorio in virtù della scelta dell’Amministrazione Comunale di creare un fondo destinato esclusivamente alla promozione e allo sviluppo”

Si, ma come? Continua il comunicato:

“Elaborata nell’ambito del cosiddetto “Sistema Montepulciano”, che è poi la fotografia di un’interazione sempre più spinta tra pubblico e privato per il raggiungimento di obiettivi condivisi, l’idea prevede che i proventi della tassa siano messi a disposizione di imprenditori e operatori e impiegati per la realizzazione di progetti individuati da un apposito tavolo di concertazione o per il sostegno di quelle manifestazioni che già offrono un forte contributo all’economia locale, richiamando pubblico e turisti. La proposta è stata oggetto di una consultazione preliminare con le associazioni di categoria del turismo, del commercio e dell’agricoltura ed ha trovato consensi unanimi”

Ecco quindi, il “compromesso” abilmente architettato dal Sindaco Andrea Rossi. Purtroppo non può essere quello che individuava Michele, che sarebbe stato un compromesso sacrosanto, ma resterà sempre e comunque, nonostante gli sforzi di illuminati primi cittadini come quello poliziano, un compromesso “monco”, o quantomeno all’interno di un unico settore, quello della promozione e accoglienza turistica. Che vuol dire tante cose ma non certo soldi per l’anziano che non ha di che campare, per il malato terminale che ha bisogno di assistenza o la mensa scolastica che non sta più in piedi.

Resto quindi favorevole all’introduzione della tassa di soggiorno, coerentemente con quanto scrissi in tempi non sospetti, ma temo che la formula individuata rappresenti una scelta pavida per non scontentare troppo chi quell’eurino dovrà riscuoterlo e poi passarlo al Comune. Ma d’altronde al Governo ci si resta anche mediando fra i tanti interessi. E quelli degli emarginati sono interessi che interessano di meno.


Michele Lupetti

Colui che nel lontano 2006 ideò tutto questo. Fondatore e proprietario di ValdichianaOggi, dopo gli inizi col blog "Il Pollo della Valdichiana". Oltre a dispensare opinioni sulle cose locali è Beatlesiano da sempre (corrente-Paul Mc Cartney), coltiva strane passioni cinematografiche e musicali mescolando Hitchcock con La Corazzata Potemkin, Nadav Guedj con i Kraftwerk. I suoi veri eroi, però, sono Franco Gasparri, Tomas Milian, Maurizio Merli, Umberto Lenzi... volti di un'epoca in cui sarebbe stato decisamente più di moda: gli anni '70

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