Fa un po’ sorridere, da cortonese, leggere sui giornali locali le polemiche fra nottambuli e mattinieri innescate dalle innumerevoli Notti bianche che si susseguono in queste settimane in vari centri della nostra provincia. C’è addirittura chi è riuscito a ricollegare una Notte Bianca a uno stupro, dimenticandosi di come certi vergognosi episodi siano più che altro il risultato di una sempre maggiore dose di inciviltà e cultura (si fa per dire cultura…) della violenza che serpeggia nelle nuova generazioni, dominate da cinismo e nichilismo e da un deprimente ritorno alle origini (bestiali).
Fa sorridere perchè a Cortona la lotta fra chi vuol avere diritto a divertirsi e chi c’ha da alzarsi alle 6 di mattina per lavorare è stata argomento principe alcuni anni fa. Una battaglia che adesso sembra risolta, e una polemica che fa appunto sorridere come tutti i traumi del passato, una volta che sono superati e metabolizzati.
Battaglia risolta come? Prima di tutto perchè la movida giovanile s’è spostata a Castiglion Fiorentino, per uno di quei fenomeni di massa difficili da spiegare, ma anche perchè nelle Notti bianche e nelle operazioni di rilancio della vita notturna ci s’è sempre creduto poco, preferendo agire in modo diverso.
L’unica Notte Bianca, quella dei bomboloni alle 6 di mattina mentre qualcuno declamava poesie al Parterre, restò nella storia come una leggendaria ciofeca. Mi pare fosse il 2006. Poi fortunatamente più nulla anche se in realtà una Notte Bianca c’è stata anche quest’anno, quella della musica sacra, ovviamente poco impattante sia per il pubblico (poco) che ha raccolto sia per l’offerta proposta, tutto meno che sesso droga e rock’n’roll
Il rispetto di regole e orari è forse il segreto per risolvere ogni dilemma. Anche se sa di imposizione. In paesi esteri è una cosa normale, accettata; in Italia No.
Per farvi capire la differenza di abitudini fra il nostro paese e l’estero basterà citare l’episodio accaduto a Bruce Springsteen e l’adorato (dal Lupetti) Paul McCartney. Springsteen suonava a Londra e s’era sdilungato a bestia. Tre ore di concerto. A un certo punto, durante i bis, sale sul palco McCartney per un clamoroso e storico duetto. Springsteen non fa in tempo a dire che sono 50 anni che sogna questo momento (e te credo!!!) che viene staccata la luce. Sembra incredibile, ma è andata così. Tutto questo perchè si era andati mezz’ora oltre quanto concesso dall’ordinanza comunale e lì il Comune non transige, e stacca la spina anche se si sta per scrivere una pagina nuova della storia della musica mondiale
Morale: se in Inghilterra staccano la spina a McCartney e Springsteen in Italia si può tranquillamente cercare di far rispettare un po’ più le regole, almeno quelle fondamentali, e riuscire a mantenere in vita certe iniziative senza che diventino qualcosa di esageratamente insopportabile
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Un po’ per deformazione professionale, un po’ per carattere e un po’ anche perché con questo caldo si sta bene (prima) a leggere articoli interessanti (poi) a scrivere davanti al ventilatore, contando sul buon cuore della redazione aggiungo una riflessione (breve) a quanto scritto da Bastiancontrario. Condivido tutto ciò che hai scritto, l’unica cosa che vorrei ribattere – ed è la mia opinione s’intende - è questo tuo passaggio: una sempre maggiore dose di inciviltà e cultura (si fa per dire cultura...) della violenza che serpeggia nelle nuove generazioni, dominate da cinismo e nichilismo e da un deprimente ritorno alle origini (bestiali). Mi ha ricordato quei consigli di classe in cui qualche collega insegnante, ogni nuovo anno scolastico, si lamenta degli alunni provenienti dal corso di studi inferiore aggiungendo la fatidica frase: “in tanti anni di carriera così impreparati e indisciplinati non mi erano mai capitati!”. Devo invece dire che le nuove generazioni mi sembrano migliori e più preparate (non solo tecnicamente) di quelle precedenti, e questo non da ora ma da sempre, altrimenti non si spiegherebbe il progresso tecnico e sociale. In quanto alla violenza basta girarsi indietro e vedere cosa è stato il cosiddetto “secolo breve” che ci siamo appena lasciati dietro le spalle, per comprendere che difficilmente l’umanità potrà toccare un fondo più fondo in quanto a crudeltà e cattiveria. No, io credo che le nuove generazioni abbiamo diritto alla nostra fiducia in un rapporto di collaborazione costruttiva e lungimirante, cosa che fino adesso non c’è stata e sicuramente non per colpa dei giovani. Semmai andrebbe ripensato il ruolo di chi guida e di chi educa “le nuove generazioni non hanno bisogno di maestri ma di testimoni”, ma questo, forse, è un altro discorso.
Con stima Romano Scaramucci
P.S. Anch’io, nel mio piccolo, preferisco McCartney!