Sarà la moda Montiana del momento, o saranno i successi dei “non professionisti” della politica in recenti tornate amministrative. O forse sarà il fatto che sono gli stessi partiti a rendersi conto che non è più tempo per loro ed è meglio eclissarsi… fatto sta che in vista delle prossime elezioni locali l’imperativo categorico di quasi tutte le forze in campo è “andare oltre”. Cercare larghe coalizioni, sfondare gli steccati tradizionali, parlare prima di programmi, aprirsi incontro alla società civile, allargarsi il più possibile trovando (o ri-trovando) il consenso e la credibilità appellandosi a tutta la comunità e non solo a parte di essa. E’ questo il gergo che, come già sottolineato da Michele in un recente articolo, si replica più o meno in tutti i “menifesti di intenti” e nelle esternazioni lette finora.
E Fin qui tutto bene.
Il problema sorge però al momento di passare dalla teoria alla pratica, trasformando in soluzioni reali gli intenti di fondo. Perchè individuare candidature che possano allargare il più possibile i consensi piacendo a più gente possibile è veramente difficile.
E’ un tragico dato di fatto che la politica locale non sia più in grado di esprimere “grandi nomi” che mettano d’accordo tutti e prendano voti anche non di bandiera.
A questa povertà si ovvia allora tentando la carta del candidato non politico, quello che può essere espressione della tanto citata “società civile”, quello che riesce forse a piacere un po’ a tutti, a risultare una piacevole speranza per più elettori possibili e può portare su di sè l’adesione del maggior numero possibile di gruppi e ambiti sociali
Difficile già di suo trovare figure all’altezza, specie in realtà piccole, ancora più difficile riuscire a convincere certe personalità a scendere in campo; ma qualora si trovino determinate figure così forti e credibili, il grande problema è un altro: reggere l’equilibrio
Senza (o quasi) la politica, infatti, mancano gli strumenti necessari per governare. Essi non possono che arrivare dalla politica. La guida di un comune è fatta di Sindaco, ma anche di Giunta e di Consiglio Comunale. E questi due organi non possono non essere anche espressione della politica e dei partiti. Si può “decolorare” una Giunta, ma certo non un Consiglio
E’ un po’ quello che sta vivendo Monti: ha i suoi ministri ma vive comunque di un voto parlamentare, fatto dai partiti. Lui per ora regge, nelle realtà comunali la cosa è ben diversa.
Cosa scegliere, allora? Non politici che potrebbero inventarsi qualcosa di buono, ma rischiano di cadere dopo qualche mese o politici di scarso livello incapaci di grandi invenzioni ma che forse possono portare a termine le legislature senza lasciarci tutti a piedi e commissariati?
A mio avviso in un modo o nell’altro si tratta sempre di (tragicomiche) nozze coi fichi secchi
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