Da schiantare dalle risate leggere i commenti anti-Lupetti all’articolo di Dylan: primo perchè è probabile che si discuta di una cosa (Dylan a Cortona) che non ha fondamento, secondo perchè il buon Lupetti in fondo non ha detto niente di clamoroso (solo che Dylan è “a fine carriera”), terzo perchè evidentemente il rispetto delle opinioni non è nel dna di alcuni fan del grande Zimmerman. Ma a parte questo, vorrei dire la mia sul Cortona Art Festival, l’oggetto misterioso che succederà al Tuscan Sun e speriamo sveli quanto prima i suoi contorni.
Ci provo con alcune raccomandazioni, visto che l’hanno fatto un po’ tutti, precisando che confido in Feltrinelli e sono sicuro che verrà fuori un prodotto di qualità
Voglio dire che sarebbe forse il caso di uscire una volta per tutte da una logica al ribasso, quella che spinge a giudicare il successo e l’utilità di un festival dal mero ritorno economico e di immagine. Ci siamo sorbiti tanti anni di Tuscan Sun giustificandolo col fatto che portava un sacco di americani e Cortona finiva sulle pagine dei giornali nazionali e internazionali e sui tg più importanti.
Non ci siamo più posti questioni che invece dovrebbero essere cruciali, aldilà dei freddi “numeri” delle presenze turistiche o degli articoli sui giornali importanti. Quindi auspico un festival che sì renda onore a Cortona e invogli il turismo, attrendolo, ma che sia anche in grado di offrire eventi interessanti, stimolanti, in grado di nutrire il cervello di cui si parli e ci si ricordi anche dopo anni.
Quello che sempre meno si considera, quando si parla di cultura e di eventi culturali, è la ricaduta sociale, la crescita collettiva che un evento può portare. Ascoltare Umberto Eco (altri nome “sparato” insieme a quello di Dylan) non farebbe certo male a nessuno, e probabilmente produrrebbe una stimolazione dei neuroni collettivamente utile più di qualche svioloncellata.
Mi aspetto quindi un bel festival, adatto a Cortona che la riporti sulla giusta dimensione, non troppo commerciale, e le restituisca un ruolo di leadership culturale. Voglio una Cortona viva per almeno 7 giorni, e non solo per i cotillon. Il tutto, possibilmente, senza spendere troppo e senza l’ansia di avere un grande nome a tutti i costi. A volte conta più un progetto coerente con tante cose un po’ più piccole che una grande sparata con la terra bruciata intorno.
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non si parla di "fine carriera" quando si tratta di una pietra miliare... soprattutto se uno come Bob è sulla cresta dell'onda da 50 anni, non ha vissuto sugli allori, continua a sperimentare e ai suoi concerti ci sono più ragazzi fra i 17 e i 25 anni e quindi riesce a sucitare interesse e perchè no, discussioni. Se uno così è a fine carriera molti "giornalisti" (compreso lo scrivente che ogni tanto qualche articolo si diletta a scrivere su giornali specializzati, ma tale non si considera... anche perchè la "categoria" non gli piace) potrebbe appendere la penna al chiodo anche se giovanissimi... senza rancore...