{rokbox title=| :: |}images/berlusconi1.jpg{/rokbox}Se anche Galli della Loggia….sloggia, cioè recita in via definitiva il de profundis a Berlusconi (lo si leggeva sul Corriere di ieri) invocando che il PdL inizi a fare il partito mettendo in discussione il proprio padre, forse è veramente arrivato il momento di farsi un esame di coscienza per tutti coloro che come me hanno votato PdL nel 2008 e hanno creduto o quantomeno sperato in questo progetto di partito liberale di destra.
Un partito che doveva semplificare il sistema politico italiano e finalmente portarci nel futuro; un futuro europeo, bipartitico, lontano dalla DC e da tanti progetti monchi, con una destra di cui andare fiera e da cui poter pretendere un serio progetto di governo del paese. Una destra da paese normale, quale l’Italia non è mai riuscito ad essere.
Forse il PdL era partito male sin dall’inizio, ma la speranza c’era stata. Berlusconi, dicevano tanti di destra, intelligenti, obbiettivi, non enfatuati e non integralisti, era ‘un male necessario’, un leader certo non immune da difetti, ma l’unica soluzione possibile in una fase transitoria di certo inevitabile.
Il guaio è che queii limiti personali, i processi sventati, le prescrizioni, il conflitto di interessi e le leggi-scudo, i bunga bunga e le escort, stanno ormai precipitando non solo Berlusconi, ma tutto il partito e tutta l’idea del PdL, negli abissi.
Certo c’è da recriminare sul fatto che mai e poi mai si parli di politica e di atti del governo per criticare Berlusconi, ma si riempiano i giornali e ci si scandalizzi per i bunga bunga. Ma questa è l’Italia, un paese tradizionalmente bigotto dove andare con una prostituta è considerato 300 volte peggio che rubare. E così, se nel 1992 la prima Repubblica fu inabissata da Tangentopoli, stavolta la seconda (o almeno il suo uomo-simbolo) rischia di affogare con Trombopoli. Gli italiani a certe cose sono sensibili e a forza di scandali, per quanto dai contenuti demenziali, c’è davvero il rischio che a Berlusconi non lo votino più.
Che cosa fare, quindi, adesso? E’ la domanda che chiunque sia di destra e non abbia intenzione di veder affondare la barca standosene zitto deve farsi. Subito.
Un’idea stile 24 Luglio, possibilmente con risultati diversi da quelli che produsse quel 24 Luglio in cui Mussolini finì sfiduciato dai suoi gerarchi, è probabilmente l’unica soluzione. Forse va in direzione dell’inciucio alla D’Alema, probabilmente causerà un ribaltone vecchia maniera con fantomatico governo tecnico in attesa di elezioni (e in attesa che tutti si riorganizzino, sia a sinistra che a destra che al centro) però potrebbe essere un modo per tenere in vita il PdL senza e soprattutto senza colui che finora è stato il suo uomo-simbolo. Le persone ci sono, le idee, volendo, pure. Non tutti meritano di affondare e sparire negli abissi e soprattutto non merita di sparire un progetto che serve al paese.
Una scelta alla 24 Luglio, che probabilmente segnerebbe la fine dell’era Berlusconiana e rischierebbe di lanciare alla grande Fini, finirebbe per danneggiare principalmente un partito, oltre a Berlusconi stesso: la Lega, che in un riassetto più da paese europeo classico (o forse da prima repubblica, con un ‘grande centro’) avrebbe da riposizionarsi e probabilmente, non riuscendo a sfondare definitivamente e fare totalmente da sè, avrebbe delle difficoltà.
Poi di sicuro si ridimensionerebbero i partiti integralisti dell’anti-berlusconismo, che perderebbero di colpo l’80% dei loro argomenti e con Di Pietro perderebbe colpi anche Grillo e tutta l’antipolitica.
E anche questi fenomeni (il ridimensionamento della Lega, dell’Italia dei Valori e del fenomeno grillino) sarebbe un altro passo verso un paese normale.