Al Sindaco Vignini…a proposito di cultura

{rokbox title=| :: :  |}images/cultura.jpg{/rokbox}Ho letto con interesse le dichiarazioni rilasciate oggi dal Sindaco Vignini in merito ai tagli in campo culturale con la paventata brunettiana “chiusura di rubinetti” a tanti enti e associazioni legate anche al nostro territorio. L’Accademia Etrusca, la Fondazione Feltrinelli e altre ancora, che d’ora in poi saranno costrette a far da sè, senza le sovvenzioni statali. E’ ovvio che risulta difficile se non impossibile essere d’accordo con scelte così drastiche, ma da Bastiancontrario ultimamente un po’ in ambasce (vorrei diferendere la manovra economica del governo, visto che tutti la attaccano, ma oggettivamente mi risulta parecchio difficile…) voglio cercare di rigirare un attimo la frittata ponendo qualche domanda proprio al Sindaco Vignini, sperando che mi legga e risponda e non se la prenda per il fatto che la mia identità è celata sotto un pseudonimo (pseudonimo è, ma come promesso solennemente al direttore per dire più liberamente cose sempre costruttive).

Per prima cosa: un dubbio che mi viene è quello che i tagli bondian-brunetta-tremontiani abbiano un retrogusto ideologico. Già lo scrissi in un articolo qualche settimana fa: la destra quando taglia sembra farlo con intento vendicativo, e sicuramente sbaglia. Allo stesso modo però la mia impressione è che la levata di scudi di Vignini sia altrettanto ideologica, anche se ovviamente al contrario. Insomma, con tutto il rispetto per i benemeriti enti “tagliati”, ai quali va tutta la mia stima e solidarietà, devo ammettere che le parole di Vignini mi sono sembrate stantie, ancorate al “vecchio”, di pura conservazione, peggiorate inoltre da uno schema di ragionamento alla “noi e loro” davvero fuori tempo massimo, antipaticamente élitario. Insomma: al bianco contro nero chiedo a Vignini se non abbia più senso cercare di sostituire il grigio, aggiungendo alle lecite critiche a chi taglia anche qualche appunto al mondo culturale italiano che di certo in tutti questi anni, e con tutti quei soldi, avrebbe sicuramente potuto fare qualcosina di meglio.

Chiedo infatti a Vignini se mi può dire, in tutta onestà, la sua opinione sui fondi spesi nel campo culturale anche dal suo Comune. Li ritiene tutti spesi bene, oppure crede che si sarebbe potuto fare di meglio? Qualcosa si poteva risparmiare? Qualcosa si poteva spostare altrove? I soldi investiti hanno sempre avuto il ritorno atteso, sia di qualità che di pubblico?

L’ultima questione che vorrei porre a Vignini è poi questa (vi chiusi un mio precedente articolo): è giusto continuare all’infinito il principio secondo cui lo stato deve sovvenzionare la cultura oppure potrebbe essere l’ora di iniziare a pensare che la cultura può far da sè? Forse tagliare qualcosa non è così scandaloso: sponsor privati, banche e altri mecenati potrannop sicuramente dare una mano per rintuzzare il problema, basta darsi da fare a cercarli. Ovvio però che i soldi risparmiati dallo Stato sarebbe giusto vederli spesi bene altrove, dove davvero i bisogni sono assoluti e irrinunciabili, e su questo ultimamente sono costretto ad ammettere che è lecito avere qualche dubbio.