{rokbox title=| :: |}images/statiitalia.jpg{/rokbox}Ho letto con interesse, ieri, l’intervento del Sindaco di Cortona Vignini riguardo alla scuola di Mercatale. Dico subito che concordo col fatto che non sia giusto costringere i giovanissimi in classi sovraffollate (qui addirittura si parla di ‘pluri-classi’, termine che mi fa rabbrividire…) e nemmeno obbligarli ad allontanarsi da casa, con il conseguente impegno per i genitori e/o per le casse comunali che devono garantire gli spostamenti nelle scuole che sopravvivono alle razionalizzazioni.
Questa è un’offerta formativa all’altezza? Non credo proprio.
Mi viene però un pensiero, che probabilmente non è applicabile al caso specifico, ma che coinvolge però Cortona e tutti gli altri comuni che come lei (mi permetto di usare il femminile quando parlo della ‘città etrusca’) sono posti sui confini regionali e hanno territori così vasti da risultare penalizzati dalle nuove norme che puntano a ridurre il proliferare di piccoli istituti, cercando qualche accorpamento.
Non amo le italianate, ma stavolta davvero si potrebbe chiudere un occhio, proprio calcolando il discorso geografico e alle carte bollate e agli articoli di codici e decreti si potrebbe anteporre la logica. Due classi a Mercatale non farebbero male a nessuno, di sicuro. Permetterebbero ai ragazzi di un centro non certo agevolato dalla sua collocazione naturale di avere diritto ad una formazione migliore.
La stessa logica di mera razionalità, a mio avviso, sarebbe pure da estendere anche oltre questo. Ad esempio sarebbe l’ora di smettere di ragionare coi confini di provincia e regione, dividendo tutto in provveditorati blindati e inaccessibili. Ognuno sul suo…e stop. Hai il confine a 500 metri da casa? Puoi solo guardare di là, ma non chiederci di più perchè qui nel 1815 c’era la dogana. Tanto per fare un esempio, ma se ne potrebbero fare centinaia in ogni campo, Mercatale è a un tiro di schioppo da Lisciano Niccone, che fa comune, ha le sue scuole, ma è Umbria. Cortona, invece, è a mezz’ora d’auto. Ha senso tutto questo? Oppure si può iniziare, adesso che son passati 150 anni dall’Unità d’Italia, a buttar giù steccati e barricate d’epoca savoiarda-borbonica-asburgoloreniana-papalina e cominciare a fare calcoli e divisioni in maniera differente?
Ah già scusate… dimenticavo…il Federalismo!