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I triangoli della Shoah

Oggi è il 27 Gennaio. Da qualche anno questa data ci ricorda che dobbiamo celebrare “La Giornata della Memoria”. Dico così perché purtroppo le iniziative su questo tema vengono fatte solo in questa data, per poi finire nel dimenticatoio già il giorno seguente. Purtroppo si rischia, a mio avviso, la banalizzazione della giornata.

Parliamo infatti di morti quando invece questa dovrebbe essere il giorno dei vivi, cioè di coloro che possono testimoniare direttamente o indirettamente quanto successo; solo così coloro che non sono sopravvissuti possono essere ricordati. Inoltre ci concentriamo sugli ebrei, vero che sono coloro che più hanno subito la repressione e la deportazione, ma è altresì vero che non erano i soli.

Giusto per ricapitolare:

il triangolo rosso, identificava i prigionieri politici;

la stella di David, gli ebrei;

il triangolo marrone segnalava gli zingari;

il triangolo nero gli asociali;

il triangolo viola i testimoni di Geova

il triangolo rosa gli omosessuali

il triangolo azzurro gli emigranti

il triangolo verde i delinquenti.

Cosa avevano in comune tutte queste categorie? L’essere diverso. Diverso da un ideale, da una cultura e da uno stereotipo ben preciso. Allora come oggi.

In una società in cui la ideologia più diffusa è quella di non avere ideologie, la critica e l’offesa a chi, invece, ancora ha dei valori o comunque degli ideali per i quali combattere è onnipresente. Non c’è bisogno di portare come esempio quanto successo a Parigi, basterebbe leggere i giornali ogni giorno per capire che ancora la lotta al diverso esiste e persiste. Violenze dovute a discriminazioni razziali, o per orientamento politico, sessuale, religioso o per differenze estetiche dovute a qualche “handicap”.

Quanti commenti su queste “diversità” sentiamo ogni giorno da coloro che poi, magari, si fanno promotori di iniziative su questa Giornata. Qual è quindi il messaggio che il 27 gennaio deve portare con sé? Quello del rispetto e della ferma convinzione che non deve essere l’odio a comandare le nostre azioni e i nostri pensieri.

Per questo la Giornata della Memoria deve essere attualizzata, perché non possiamo più permettici di studiare il passato senza capire il presente

Erica Rampini

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Erica Rampini

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