Fernando Torres, proveniente direttamente dal Chelsea di Josè Mourinho, approda in casacca rossonera nell’agosto di quest’ultima stagione ed è il solito acquisto acquistato, perdonate il gioco di parole, per far acquistare, ebbene sì mi piace questo termine, agli illusi tifosi rossoneri l’ennesimo costoso abbonamento perché si spera che sia stato l’ennesimo colpo a sorpresa di zio Fester Galliani.
E Torres, in passato attaccante di notevole spessore, si rivela, ovviamente, l’ennesimo incauto acquisto di uno straniero venuto a svernare, e non certo gratis, nel nostro campionato, una volta il più bello del mondo.
Il trentenne ex biondo spagnolo, con l’aspetto un po’ anche da attore di film hard, fino al 2011 aveva collezionato 147 reti in 316 presenze con le maglie di Atletico Madrid e Liverpool, ma dal 2011 in poi qualche meccanismo si era rotto, avendo perforato la rete avversaria solo 20 volte in 110 discese in campo con la casacca blues del Chelsea. E quindi, come farsi sfuggire questo fenomeno per il quale quel genio, bisogna dirlo, di Mourinho non versò certamente fiumi di lacrime quando il Milan lo richiese?
E dopo aver messo a segno un goal in dieci partite di campionato, del Torres calciatore rossonero si perdono inesorabilmente, ed ovviamente, le tracce e con l’ennesima grande pensata Torres viene rispedito all’Atletico Madrid, squadra della sua gioventù, in cambio di un altro ectoplasma, sempre sponda colchoneros ma di italiche origini, che risponde al nome di Alessio Cerci.
Torres: da sogno è diventato un incubo per i tifosi rossoneri, un bidone ai livelli di Jorge Caraballo, di nerazzurra pisana memoria, o volendo rimanere sulle sponde del Naviglio, di blissettiana, scusate il termine grammaticalmente non ortodosso, memoria. Da ” El niño “ a ” El nonno “.
Stefano Steve Bertini
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