Rimarrete sorpresi nello scoprire che il bidone della settimana è stato un calciatore che, complice anche un infortunio, è stato una vera e propria entità ectoplasmica nel campionato italiano: si tratta del ” colored “ svedese Martin Dahlin, un giocatore che, ad onor del vero, prima di approdare a Roma sponda giallorossa, non aveva certo la nomea del bidone, tanto che nelle precedenti due squadre dove aveva militato, Malmoe e Borussia Monchengladbach, aveva messo a segno la bellezza di 95 reti in 195 partite
I tifosi giallorossi, con un Balbo scoppiettante, un Fonseca all’apice della carriera e l’allora pupetto Totti, con l’arrivo dello svedese sognavano grandi cose, ma il suo acquisto, in realtà, fu un vero e proprio incubo.
A causa dell’infortunio di cui prima, la punta svedese vide il campo solo in tre sconcertanti occasioni. Goffo, lento, impacciato, musone e di umore sempre scostante, fu messo da parte perfino da quel fenomeno di allenatore che rispondeva al nome di Carlos Bianchi, il ” nonnetto multimediale “ della Gialappa’s Band, il che è tutto dire. Leggenda narra che alcuni suoi compagni di squadra si fossero fatti insegnare delle parolacce in svedese dal suo connazionale Jonas Thern, in modo tale da potersi almeno togliere la soddisfazione di poterlo insultare.
Disperato per il suo acquisto, l’allora Presidente Sensi decise di mandarlo in prestito già a gennaio e, finito il prestito, il buon Martin si sarebbe ancora accasato in Italia, ma nessuno, e tantomeno la Roma, pensò a lui.
Finita mestamente l’esperienza italiana, tentò, senza fortuna alcuna, l’esperienza inglese prima, ai Blackburn Rovers, dove avrebbe dovuto prendere l’eredità di un certo Alan Shearer, e quella tedesca poi, all’Amburgo, con lo stesso deprimente risultato. A soli 30 anni, forse anche troppi (!), decise, fortunatamente, di appendere le scarpe al chiodo.
«La concorrenza non sarà un problema. Non ho problemi di adattamento tattico»
(Martin Dahlin, attaccante Roma)
Molti problemi, a dire il vero, li ebbero i tifosi giallorossi nel sopportare quest’ennesima bufala.
Stefano Steve Bertini
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