“L’è tutto sbagliato…l’è tutto da rifare…“
G. Bartali
Gaber diceva: sono in uomo di sinistra ma non della sinistra. Lo diceva per ribadire quel concetto di uomo libero e dotato di una precisa coscienza politica e culturale, che intende comunque affrancarsi da indottrinamenti e condizionamenti da parte di organizzazioni o tendenze.
Oggi potrebbe capitarci di esprimere questo pensiero : mi sento uomo di sinistra ma dov’è e soprattutto cos’è la sinistra? Dalla rivendicazione di una orgogliosa autonomia di pensiero, allo smarrimento il passo è compiuto e si produce qui ed ora, di fronte a noi. Lo spettacolo di contrapposizione andato in scena- è il caso di dirlo- nei giorni scorsi fra la Leopolda e la piazza Romana, ci pone di fronte ad alternative probabilmente inadeguate ad interpretare il senso e la direzione del cambiamento necessario. Ammesso che un senso, e un senso non neutro ma ben idealmente orientato, lo si voglia dare. Fatico a trovarlo negli slogan modernisti della Leopolda, che con battute più o meno felici – dai gettoni ai rullini – propone la strada della rottamazione e dell’efficientismo come soluzione taumaturgica, per far ripartire l’Italia e risolvere le grandi contraddizioni socio economiche di questo paese. Non stupisca che, in questa visione, i grandi sostenitori del leader siano manager industriali o finanziari. Essi non possono che ritrovarsi con chi, più o meno consapevolmente, sposa l’idea che il mercato da solo – l’economia più che la politica -possa risolvere i problemi e livellare le diseguaglianze. E nemmeno affascina, aldilà delle motivazioni più o meno condivisibili (per me più meno che più), la piazza romana, dove aldilà della capacità di muovere una significativa partecipazione, non si rimane colpiti da battaglie che provino davvero ad interpretare l’interesse generale- come si è rivendicato- piuttosto che ad arroccarsi nella eccessiva protezione di quelli che oggi possono ragionevolmente apparire come anacronistici privilegi. In questo scenario, da salutare positivamente la presa di posizione dei giovani democratici, con l’appello ad individuare una strada diversa da quelle contrapposte, tesa ad individuare temi e strategie che superando slogan e liquidatori rivendicazioni massimaliste si pongono l’obiettivo di indicare le strategie per una sinistra moderna e non superficiale. Un bel segnale, incoraggiante davvero. Che però si colloca in vuoto di pensiero e di azione e non solo nel nostro paese. È un po’ tutta la sinistra Europea (se all’Europa vogliamo fermarci), a palesare l’assenza di un autonomo e unitario pensiero, in grado di indicare una direzione diversa rispetto a quella fin qui seguita sulla spinta forte e autorevole del cancellierato tedesco.
Nei giorni scorsi Paul Krugman – che non mi risulta essere un comunista – ha dichiarato che per uscire da questa crisi non resta che una strada : azzerare il debito. Forse è una provocazione – e sarebbe comunque la provocazione di un premio nobel – ma colpisce come una tale dichiarazione sembra essere caduta nel vuoto, non colta dalla sinistra Europea e Italiana. Pur se l’obiettivo appare, anche ai neofiti, di ben ardua realizzazione, la provocazione di Krugman dovrebbe illuminarci sulla necessità di ridare alla politica il primato sull’economia e farci riflettere su un dato oggettivo: le ricette messe in campo fino ad oggi – quelle per capirci, basate sull’austerità – non hanno dato alcun risultato, anzi, in alcuni casi (e l’Italia rientra fra questi ,) hanno drammaticamente peggiorato la situazione.
Per quanto mi riguarda ho sempre che non sia di sinistra un pensiero troppo subordinato ai poteri economici, adagiato sulle virtù benefiche del mercato riparatore, incapace di una visione coraggiosa che pieghi il mercato e il sistema economico agli obiettivi di equità e giustizia sociale. Ho anche sempre pensato che la politica non debba essere solo comunicazione ma anche approfondimento, che il leaderismo non appaga la necessità di andare oltre il superficiale e che i partiti possono anche svolgere una funzione importante in chiave anti deriva plebiscitaria e populista. E ho anche sempre pensato che la democrazia – lungi dall’essere un sistema perfetto – non debba essere assoggettata alla forma che, spesso e volentieri , ne mortifica la sostanza.
Questo ho sempre pensato. E oggi sono troppo stanco per cambiare idea.
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Trovandomi in sintonia con alcuni passaggi affrontati dal Sig. Bianchi mi sorge un dubbio. O meglio, ho una certezza nota a tutti che mi fa dubitare di certi concetti che aleggiano nella società.. specie a Cortona. Può essere il PD, paladino delle politiche liberiste (che non significa liberali), succube delle politiche dell'austerità (posso sapere perchè il PD non ha mai aderito al comitato che Rifondazione a formato assieme alla CGIL in questa estate per indire un referendum tanto per non andare fuori tema sulle politiche di austerità???). Condivido che su molti fronti ci siano difetti e che spesso ho la netta impressione che si facciano doppiogiochismi, ma è possibile continuare a considerare il maggior male dell’Italia come il partito che può dare un senso al nostro futuro? Magari anche io sbaglio (mi si contesti quanto dico), ma le soluzioni vanno trovate in metodi e meriti di far politica diversi, incompatibili con quelli del PD.
COSTITUZIONE ART. 49: "Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale"
Se davvero i partiti riuscissero a muoversi su questa linea meno dubbi avrebbe ognuno di noi su quali forze governano davvero le vite dei popoli e tutti saremmo più consapevoli e fiduciosi nel futuro, perché lo sentiremmo nelle nostre mani.
AUGURI!!!