Se avete bisogno di leggere e sentirvi ribadire quanto sia fico il Live Rock Festival di Acquaviva (per noi beoni conosciuto anche come la Festa della Birra di Acquaviva, NDA) rispetto a tutte le realtà festivaliere e gozzoviglione della nostra zona e Bla Bla Bla vi rimando direttamente all’intro dell’articolo che scrissi per il buon Lupetti l’anno scorso (clicca qui) Oggi non c’è tempo, andremo direttamente al sugo della questione sbattendocene beatamente di tutto il resto:
Mercoledi 9 Settembre apriranno le danze i torinesi The Yellow Traffic Light, gruppetto molto à la page che non sfigurerebbe a surfare nella West Coast d’oltreoceano nella stessa baia di band come Real Estate o The Glowlers; insomma ammicchi oh Yeah! serviti con tante acidità chitarristiche in uno scalcagnato e ammuffito garage usato per fare le prove. MECNA è invece un calderone di hippoppettino-chic che jamma tra strofe fedez-emyskillane e ritornelloni neffiani all’ultimo grido; tra basi modaiole in pieno stile FKA twigs e jazzini melanconici la narrativa spregiudicatamente giovanilistica e parecchio ci-sto-dentro-una-cifra del nostro dobbiamo capire bene dove possa andare; c’è anche la seria possibilità che non vada da nessuna parte, ma c’est la vie. Recuperano la data persa l’anno scorso sullo stesso palco (non mi chiedete il motivo) i Fast Animals and Slow Kids (aka FASK), veri e propri animali da palcoscenico che dopo i successi dei dischi Hybris (2013) e il ben più maturo e acclamato Alaska (2014) si prestano a diventari gli alfieri dell’alternative rock targato Italia prendendo il trono di band come Afterhours (SIGH!) o Ministri (esarebbeanchel’ora tuttattaccato!)
Qui il video dei FASK – Come reagire al presente, gran bel pezzo ruock dei nostri
Giovedi 10 Settembre arrivano da Pontedera i Venus in Furs che con la sinuosa trance lisergica del capolavoro velvettiano c’enta ben poco, anzi, se volete dei riferimenti andateli a cercare nel rocckettino dei Fratelli Calafuria, in quello dei (alla fine penseremo che siano stati seminali) Ministri o nei Zen Circus meno ispirati degli ultimi tempi. Unica data italiana, dopo un tour estivo di tutto rispetto, per i My Baby trio olandese freakettonissimo che presenta il recentissimo album Shamanad. Tra blues delle radici, psichedelica 60’s e tribalismi new wave (a tratti mi ricordano le The Slits) tutto calibrato in chiave pop, la band dal vivo riesce letteralmente a far ‘gnudare la gente in un clima di delirio estatico-dionisiaco (segue video). Vedremo se ad Acquaviva si ripeterà la magia (noi speriamo vivamente di si,….. intendo lo gnudarsi ovviamente). Toccherà poi ai Verdena, i supremi headliner del Festival 2015 (e dell’Italia intera a giudicare da tutto il seguito di fanatici e fans che si portano dietro da diversi anni) chiudere la serata. Potrei star qui a elencare i motivi per i quali non mi piacciono (più) i Verdena ma non lo farò, l’importante in questa sede è riconoscere l’importanza (a livello di numeri) e la magniloquenza (sonora, quello è indubbio) di un gruppo che comunque e sempre riuscito a portare il risultato a casa mettendo d’accordo pubblico e critica; una band di adolescenti che nel tempo è diventata adulta senza maturare, e questo sta a voi giudicare se è un bene o un male. Si sarà capito da che parte pendo!
Scene da panico tra gli astanti quando sul palco suonano i My BABY:
Venerdi 11 Settembre: musicalmente c’entrano ben poco anche loro col nome del disco-capolavoro di Van Morrison dal quale traggono ispirazione gli Astral Week (vabbè nel disco era al plurale, ma insomma…) che sembrano più interessati invece all’hipsteria indie-funk-blues ovviamente di matrice Black Keys (con quel non so che di ultimi A Toys Orchestra) oppure al fuzz-stoner dei Wolfmother in quella fase di carriera dove stemperarono la loro cattiveria. Insomma roba buona per Virgin Radio alle 5 del pomeriggio, via . A seguire il vero gruppo-capolavoro del festival i Fujiya e Miyagi da Brighton, anche loro qui ad Acquaviva per l’unica data italiana del tour. Almeno un paio di dischi capolavoro alle spalle, Transparent Things (2006) e Lightbulbs (2008) su tutti, i Fuji (per gli amici) sono per il sottoscritto uno dei gruppi ingiustamente meno considerati (per non dire meno ‘ahati) della storia: una band realmente sperimentatrice ma pop al tempo stesso che è riuscita a scardinare, unendo tutte insieme, barriere stilistiche complesse e primigenie come il kraut-rock , l’elettronica moroderiana, la psichedelia rock e il funky più giocoso, dando vita a una miscela unica, raffinata e riconoscibilissima al tempo stesso. Dal vivo sono esplosivi e divertentissimi (vedi video). In piena contrapposizione coi Nostri, arrivano invece direttamente da “Piazza del Grezzo” nel 1997 i The Qemists. La domanda è “Perché non ci sono rimasti?“. Vabbè, dopo i Fuji andrò a letto, va!
Video (Auto Celebrativo) che ritrae i Fuji realizzato dal sottoscritto per il sito della rivista americana Spin:
Sabato 12 Settembre i Niagara ci introdurranno al loro sound molto raffinato, figlio di un’indietronica molto glitch, algida e oscura. Una musica affascinante figlia del nordeuropa ma che pesca anche in quel touch tipicamente francese (sua maestà Fennesz gli ha pure remixato una delle loro hit, per dire). Sono curioso di vedere che tipo di set adotteranno dal vivo. Sbavo per l’afrobeat delle origini quindi se mi si chiede di vedere il figlio dell’immenso precursore Fela Kuti che prosegue inesauribile la strada tracciata dal babbo, beh, vi dico che sono già lì sotto palco sbavante. E’ vero, Sean Kuti & Egypt 80 non si discostano di una virgola dalle intuizioni messe in atto del maestro Fela nella metà degli anni sessanta, ma a noi questa sera non ce ne frega una cippa, vogliamo solo far sballonzolare il deretano (nota per Sean: ti prego non fare quella roba orribile intimista che fai ogni tanto però, lì sei tremendo!!). Dei Pink is Punk non so che dire, quindi non la dico.
Quando Sean se la sente calda:
Domenica 13 Settembre tonnellate di zucchero inonderanno il palco per l’ultima serata di Acquaviva per merito delle Lilies On Mars. Synth(Dream)pop della specie più pura e estatica scaturirà da questo italico duo al femminile che negli anni si è fatto apprezzare anche all’estero. Vintage nel cuore Hype nella testa. Ecco invece a Sandro Joyeux non trovo una collocazione nella nostra quotidianità che sia una quindi passiamo direttamente al “gran finale” affidato a Rachele Bastreghi. E chi caspita è? direte voi! No in realtà lo sapete benissimo: regina di Montepulciano (se non della Chiana intera), vera anfitrione (c’è anfitrionA al femminile? Mi suona parecchio male, mah?, NDA) del Festival nonché parte fondamentale e indissolubile dei Baustelle, Rachele, giunta al primo EP solista dal titolo Marie, ci presenterà per l’occasione una manciata di canzoni che fanno (appunto) molto Baustelle senza-la-voce-di-Bianconi-ma-quando-le-canta-Rachele. Niente di nuovissimo insomma sotto la luna ma di roba che suona più giurassica in giro c’è n’è a bizzeffe. Ehhh se c’è n’è, avoja te.
Mi leggi Sandroooo?????
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