Ginori? Tutti conosciamo le sue bellissime porcellane e maioliche, ma non sappiamo che divenne grande grazie anche a… un figlio del nostro concittadino Domenico Lorenzini, ovvero il padre di Carlo Lorenzini “Collodi” di cui ho parlato nelle precedenti indagini di questo viaggio a ritroso nel tempo approfondendo i forti legami di questa famiglia con Cortona
Mentre Carlo, benché molto conosciuto ed apprezzato in vita come giornalista, riuscì a raggiungere fama mondiale come scrittore di romanzi solo nel secolo successivo a quello della sua morte, Paolo, secondo figlio maschio di Domenico, raggiunse fama e ricchezza mentre era ancora in vita mettendo a frutto la sua genialità in campo finanziario e commerciale unita al raffinato gusto artistico, che come ormai sappiamo era prerogativa di famiglia.
Rese infatti grande la Manifattura Ginori che con lui acquistò fama internazionale.
Questi sono i fatti: mentre la Marchesa Marianna Garzoni, moglie del Marchese Carlo Leopoldo Ginori, e presso cui la madre dei fratelli Lorenzini lavorava come sarta-cameriera, aveva tenuto a battesimo il primogenito Carlo, il padre di questa, il Marchese Paolo Garzoni Venturi Lisci tenne a battesimo Paolo nato nel 1829.
All’educazione scolastica del ragazzo provvide invece il “datore di lavoro” del nostro Domenico, padre dei giovani Lorenzini: il Marchese Ginori Lisci il quale, con l’intento di farne un suo impiegato negli uffici amministrativi della sua azienda, la Manifattura di Doccia, lo fece iscrivere alla scuola degli Scolopi a Firenze nelle Classi di Aritmetica dove si insegnava “a far di conto”. Ed infatti, già dall’età di dodici anni fu inserito per far pratica nella Manifattura stessa che era un opificio in cui fin dal 1737 si producevano maioliche, porcellane e in minor parte terracotte e terraglie.
Dopo la morte del Marchese Ginori, e dopo un breve periodo di Amministrazione della vedova, l’azienda passò, nel 1848, nelle mani del figlio venticinquenne Lorenzo Ginori Lisci. Il giovane ripose subito in Paolo la sua piena fiducia e ne nacque un’accoppiata vincente!
Ecco quello che racconta il nostro Collodi Nipote a proposito della carriera di Paolo all’interno della Ginori: “in quelle mansioni diede tale prova della sua capacità, avvedutezza e intraprendenza che passati alcuni anni, il Marchese gli affidò la Direzione Generale della Manifattura Ginori di Doccia che tenne per 40 anni e fino alla morte portando quella industria a grande sviluppo e rinomanza, aprendo sbocchi alle sue produzioni in Francia e in Inghilterra , battendo per qualità prezzo e valore artistico i prodotti di quelle nazioni già molto progredite nella fabbricazione delle porcellane artistiche e d’uso domestico“.
Nel 1854, a soli 25 anni Paolo, grazie alla lungimiranza del giovane Lorenzo, proprietario dell’Azienda, divenne il Direttore della Ginori e i due giovani, insieme, diedero una svolta inimmaginabile alla produzione della fabbrica grazie ad innovazioni tecniche e di marketing che fecero in breve tempo divenire quest’ultima la più importante d’Italia nel settore delle porcellane.
Dal 1864 al 1872 il numero degli operai passò da 250 a 500 e la produzione salì da 1.350.000 a 2.000.000 di pezzi annui.
Comprendendo, in anticipo nei tempi, il valore della promozione, nel 1864 a Doccia fu inaugurato un Museo con le porcellane prodotte dall’Azienda fin dal 1735.
Grazie poi al geniale intuito commerciale di Paolo furono fatti stampare, in occasione della partecipazione della Ginori alle esposizioni mondiali di Parigi, di Londra e di Vienna, dei depliants illustrativi della produzione della fabbrica, cosa che è normalissima ai giorni nostri, ma che per l’epoca risultò una genialissima idea di promozione che colpì e servì molto ad incrementare gli accordi commerciali con molti altri Stati europei!
La partecipazione a queste esposizioni universali procurò molti premi alla Manifattura e addirittura la Legion d’Onore al suo proprietario!
Ma non è finita qui, grazie al giovane proprietario ed al giovane Direttore, la Ginori fu, per i tempi che correvano, una fabbrica modello in quanto a rapporti e servizi per i dipendenti: dalle notizie che ho potuto reperire nel sito dell’Enciclopedia Treccani “fu attrezzato un Circolo Ceramico con vasti locali e con annessa una piccola biblioteca con libri e giornali, una scuola elementare gratuita, una scuola di disegno per i figli dei dipendenti, un corso serale elementare per adulti, un corso domenicale di disegno e ornato, e, infine, fu anche potenziata una società di mutuo soccorso, esistente già dal 1829, che, fra l’altro poteva inviare i figli e i fratelli minori degli operai a trascorrere i mesi estivi nell’ospizio marino di Viareggio.”
Mi sembra di parlare di una fabbrica modello degli anni ’70 del 900, come direbbe Peppino De Filippo: “E ho detto tutto!“
I Ginori riconoscendo le capacità di Paolo lo gratificarono con stipendi favolosi e con ulteriori premi economici che raggiunsero anche le 60.000 lire. Compensi generosi che permisero al nostro Paolo di “sistemarsi” al 2° piano del Palazzo Ginori di Via Rondinelli in un ammezzato di 22 stanze con 3 donne di servizio, cuoco, cocchiere, di avere una villa in campagna ecc….. Non solo, fu fatto addirittura partecipare agli utili dell’Azienda stessa.
In questo modo Paolo aveva raggiunto una posizione sociale talmente elevata che veniva chiamato a far parte di Consigli e Direzioni di altre importanti imprese e di Enti Comunali e parastatali.
Sempre secondo quanto riferito da Collodi Nipote, morto Paolo, i Ginori non sentendosi in grado di portare avanti un’impresa che aveva raggiunto tali dimensioni, preferirono associarsi alla Richard e così nacque la Richard Ginori arrivata fino a noi.
Anche il secondogenito di Domenico, in gioventù si era esercitato nello scrivere commedie, ma per fortuna l’indole artistica della famiglia Lorenzini in lui cedette il passo a quella… commerciale.
E meno male, perché grazie a questa sua scelta egli divenne il “pilastro” economico della famiglia a cui ricorrevano i fratelli che da “artisti” avevano spesso problemi finanziari. Lui sostenne e portò a vivere con sé la madre, cercò di procurare dei lavori stabili ai fratelli in modo che avessero un reddito sicuro da affiancare a quello spesso scarno reso loro dalla loro indole artistica, fece studiare l’omonimo Paolo (Collodi nepote) figlio del suo fratello più piccolo. Anche Carlo visse in un piccolo appartamento al piano superiore a quello in cui viveva lui – in Via Rondinelli n. 7 – dove poi Carlo morirà.
Credo, insomma, che noi cortonesi dovremmo essere orgogliosi anche di lui.
…E ho ridetto tutto!
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