Troppo facile in questi giorni non parlare, non scrivere e non leggere di Leicester. E allora, anche il sottoscritto non si esime dallo scrivere qualche riga su questa squadra che, a inizio stagione, era una delle candidate alla retrocessione e che poi invece, dopo 132 anni di storia, ha portato a casa il primo scudetto di questa sua lunghissima storia.
Rubando una frase di Francesco Repice, eccellentissimo radiocronista Rai, si può parlare del Leicester come di ” un manipolo di eroi “, che ha sconfitto tutti gli scetticismi di inizio stagione. Pensate solamente che un trionfo del Leicester in Premier League era quotato dai bookmakers a 5000 contro 1, ovverosia per chi non si intendesse di queste cose, vuol dire che chi avesse giocato 2 € a inizio stagione, oggi ne avrebbe incassati 10000! Tipo se in Italia dovesse esserci in Serie A un Sansepolcro qualsiasi, con tutto il rispetto per gli amici biturgensi, e questi vincessero lo scudetto.
Venendo, più strettamente, al contesto calcistico, come si può catalogare questa impresa? Io sono del parere che chi vince, ha sempre ragione, quindi se il Leicester, a fine stagione, ha messo dietro di sé squadre del calibro del Chelsea, ( a proposito, in questo caso grandissima rivincita di Ranieri su chi lo definiva ” vecchio “… ), Manchester United del bollito Van Gaal, il Manchester City degli sceicchi arabi che per quello che spendono ogni anno dovrebbero avere un palmarès degno di Barcellona o Real Madrid, un Liverpool che da anni prende sempre costantemente almeno 20 punti a campionato o un sorprendente Tottenham, unico degno rivale, tanto di cappello a una squadra composta da giocatori che sembravano ormai finiti nel dimenticatoio e che sembravano essere venuti a Leicester solo per svernare.
Jamie Vardy: diversi lavori prima di fare il calciatore, fra cui operaio metalmeccanico; successivamente costretto a portare un braccialetto elettronico per 6 mesi dopo una rissa in un pub. Da calciatore semidilettantistico a epico protagonista.
Riyad Mahrez: “Se l’anno scorso qualcuno mi chiedeva al massimo una foto, ora vengo assalito”. Quest’anno è stato eletto come miglior giocatore della Premier.
Kasper Schmeichel: un nome, una garanzia. Ebbene sì, è il figlio del mitico Peter Schmeichel. Anche lui, dalla Quarta Serie in cui era sprofondato, dopo aver conosciuto forse troppo presto gli albori col Manchester City, è risorto fino ad arrivare, a 29 anni, a non essere più solo il figlio di Peter Schmeichel.
N’Golo Kantè: il centrocampista francese, sconosciuto ai più a inizio stagione, è diventato uno dei simboli della squadra rivelazione della Premier League, per dedizione alla causa e per i chilometri macinati sul campo. La seguente frase, più di ogni altra, rappresenta questo giocatore: “Kanté è sempre nell’inquadratura. In qualunque inquadratura. Anche se giri su Fox Animation” (Alessandro Villa – giornalista)
Claudio Ranieri: il vecchio, il bollito, il perdente di successo, l’allenatore signore, ma non il signor allenatore, l’eterno secondo. Queste sono state le definizioni, più o meno gentili, che sono state date all’allenatore di Testaccio. Eh sì che Ranieri qualcosa tra Fiorentina e Valencia era riuscito anche a portare a casa, ma sempre troppo poco per evitare questi imbarazzanti epiteti. Ed è anche vero che a parte Juve, appena tornata in Serie A e quindi non sufficientemente attrezzata per competere con le più forti, e Roma che portò comunque a un secondo posto dietro alla stratosferica Inter di Mourinho, grandi squadre non le ha mai allenate: Cagliari, Parma, Chelsea quando non era il Chelsea degli ultimi anni, Leicester………
Difficile vincere, ancor più difficile ripetersi. Quindi, il prossimo anno, tutti aspetteranno al varco i Ranieri’s boys. Anche la Champion’s li attenderà, ma da oggi in poi, in ogni caso, l’ottimo Claudio Ranieri, oltre che l’allenatore signore, potrà essere finalmente definito un ” signor allenatore “.
Stefano Steve Bertini