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Generazione di fenomeni (2) – Il Settebello

Ferdinando Gandolfi, chi era costui? Sono passati un po’ di anni, quasi 24 da allora, ed era il 9 agosto  1992, Olimpiadi di Barcellona, finale di pallanuoto per la medaglia d’oro contro i padroni di casa della Spagna, favoritissimi, se non altro per il fatto di giocare davanti al pubblico amico, e invece…e invece qualche volta i pronostici vengono sovvertiti.

 

Attolico, Bovo, Campagna, Fiorillo, Francesco Porzio, Ferretti, Silipo, D’Altrui, Giuseppe Porzio, Caldarella, Pomilio, Gandolfi, Averaimo: questi i nomi dei 13 ” gladiatori “, che in quel bollentissimo pomeriggio di quasi 5 lustri fa, spezzarono il sogno degli avversari iberici che avrebbero voluto regalare un trionfo indimenticabile al loro re, Juan Carlos, ma il nostro Settebello fece piangere il Re.

Due nazioni mediterranee contro, allenate da due maestri slavi della pallanuoto, il croato Dragan Matutinovic per la Spagna e il serbo Ratko Rudic per l’Italia, due mastini che sottoponevano i loro giocatori ad allenamenti durissimi, fra i quali il nuotare con la maglietta addosso (…), ma poi i risultati si son visti. Il Settebello veniva da un periodo non prodigo di grandi risultati e allora, proprio per questo, si decise di puntare su Ratko Rudic, anche per un fattore scaramantico, visto che veniva da due medaglie d’oro consecutive proprio alle Olimpiadi, e difatti…

Ma come arrivò l’Italia a questa finale? Nel girone eliminatorio ottenne tre vittorie contro Olanda, Cuba e Grecia e due pareggi contro la fortissima Ungheria e proprio contro la Spagna, mentre in semifinale battè l’allora Unione Sovietica per 9 – 8.

9 agosto 1992: quella che, secondo Manuel Estiarte, ex giocatore di Pescara e Savona, nel primo capitolo del suo libro ” Todos mis hermanos “, avrebbe dovuto essere ” El partido perfecto “, sarà la partita perfetta per l’Italia.

Chiudete gli occhi e pensate: 18000 spettatori, quasi tutti spagnoli, e prima dell’ingresso in piscina, silenzio assoluto… solo il rumore degli zoccoli scandito dal tic tac delle lancette dell’orologio e poi l’ingresso in acqua: chi risente della tensione, come è ( quasi ) sempre in questi casi, è la squadra che gioca in casa; sembra che i giocatori spagnoli abbiano ancora indosso le magliette degli allenamenti, tanta la fatica per restare incollati al Settebello: 1 – 0, 2 – 0, 4 – 1…poi 4 – 3, poi nuovamente 6 – 3, ma la spinta del caliente tifo spagnolo inizia a farsi sentire…6 – 5, poi nuovo allungo azzurro fino al 7 – 5, ma Estiarte e compagni sono duri a morire e raggiungono la parità a quota 7. Cosa prevedeva, adesso, il regolamento? Due mini tempi supplementari da 3 minuti l’uno: dopo lo 0 – 0 del primo, a 42 secondi dalla fine del secondo sembra esserci la svolta tanto agognata dagli spagnoli: rigore per la Spagna ed Estiarte segna con un tiro nemmeno dei suoi…sembra finita, ma non è così.

Sotto di un gol, a meno di un minuto dalla fine. Di fronte ad un pubblico per la quasi totalità “ostile”. Senza i favori della coppia arbitrale. L’Italia potrebbe sfaldarsi, adesso. Palla al centro, azione di attacco. Matutinović non ha dubbi e ordina ai suoi di giocare a pressing. Ma quale pressing, in porta abbiamo Jesús, il miglior portiere al mondo. Meglio passare a zona ed annullare così gli uomini più pericolosi come Campagna e Ferretti. Bovo serve a centroboa un pallone alto che Ferretti gira in rete sul primo palo. Tutto questo avviene quando mancano di venti secondi. ( cit. Todos mìs hermanos )

Passano altri tre mini tempi senza segnature: scintille fra gli allenatori, arbitri che fischiano a senso unico, ma nonostante tutto questo, a meno di un minuto dalla fine… Ferdinando Gandolfi, chi era costui? Ferdinando Gandolfi è stato colui che, a meno di un minuto dalla fine, con un pallone fatto passare sotto le braccia dell’estremo difensore iberico Rollàn, mi ha fatto clacsonare come un forsennato sull’ XM grigia di mio babbo…anzi, mi correggo…la clacsonata avvenne quando l’ultimo pallone tirato da Oça, a 5 secondi dalla fine, si è stampato sulla traversa della nostra porta, finendo ben oltre la linea, ricacciando in gola l’urlo dei quasi 18000 spagnoli.

A questa strepitosa vittoria, seguirono poi la prima e unica vittoria in Coppa del Mondo, l’oro agli Europei di Sheffield, l’oro ai Mondiali di Roma e ancora il primo posto agli Europei di Vienna del 1995, ma quella clacsonata del 9 agosto 1992 rimarrà come uno dei ricordi sportivi più indelebili nella mia mente. Grazie, Settebello.

Stefano Steve Bertini

 

Stefano Bertini

Laureato in Scienze Politiche, ha oltre 10 anni di esperienza come giornalista. Nel tempo, oltre a dirigere questo sito, ha collaborato con molte testate sia locali che sportive spaziando fra on-line, carta stampata, radio, TV. "Steve", come ormai lo chiamano tutti, é uomo di grandi passioni e a quella per lo sport e le sue mille storie da raccontare unisce l'amore incondizionato per il cinema poliziottesco. E' per questo che in quanto a versatilità, stoicità e capacità di adattamento ci piace definirlo come una sorta di Sandro Ciotti, mixato con Mario Poltronieri e Enzo G. Castellari. In salsa chianina, ovviamente.

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Stefano Bertini

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