Con quanti, intellettuali e politici, transitarono nella villa di Umberto Morra si potrebbe scrivere un saggio storico sull’Italia del Novecento. Colto, generoso, spirito libertario, Morra ospitò menti combattive, creative, libere, che l’ebbero amico, consigliere, sostegno materiale. Del flusso di quei personaggi beneficiò Cortona. Basti ricordare, nel Palazzo comunale e al Teatro Signorelli, le conferenze letterarie di Alberto Moravia (a Metelliano, scrisse gli Indifferenti), o storico filosofiche con Alessandro Passerin D’Entrèves e Norberto Bobbio, amici di Morra. Tra costoro, con Giustino Gabrielli (allora, capogruppo PCI in Consiglio comunale) incontrammo un compagno anziano e gentile, Alfonso Leonetti. Primo direttore de L’Unità di Antonio Gramsci. Cofondatore del Partito comunista, nel 1921. Antifascista perseguitato, esule in Francia a fine anni Venti, espulso dal partito comunista nel 1930, perché contrario alla stalinizzazione del partito. Antifascista e dissidente comunista vicino a Trotskij, fino al ‘45 ebbe vita grama, senza mai rinunciare alla missione prescelta, maturata in gioventù, d’essere “rivoluzionario di professione”. Giornalista socialista e comunista, agitatore politico-sindacale. Figlio d’un umile sarto di Andria, nella Puglia contadina e bracciantile, dove sfruttamento degli agrari, abbrutimento, ignoranza e indigenza, umiliavano gran parte della popolazione. Personaggio rilevante per meriti politici, ma noto solo a pochi studiosi, per il motivo che la storia è scritta dai vincitori. La rottura di Leonetti col partito di Togliatti, e la conseguente espulsione, ne decise la diminuitio memoriae. Pur riaccolto nel PCI (1962), perché onesto e rigoroso, come gli riconobbero Umberto Terracini, Camilla Ravera, e Palmiro Togliatti (da stalinista, convertito alla via nazionale al socialismo, policentrico rispetto al partito guida sovietico), tutti quanti antichi compagni di militanza politica e coredattori ne L’Avanti o ne L’Ordine Nuovo.
Sindaco negli anni Ottanta, conobbi Leonetti quasi novantenne (nato nel 1895, morto nel 1984), vivace, curioso, spontaneo. Amichevole. In brevi lettere, scritte a penna, suggeriva iniziative culturali, spesso accompagnate da note su personaggi a lui cari. Tra questi, Camillo Berneri. Insegnante anarchico, ospite di Morra a Metelliano, negli anni Trenta. Ucciso in Spagna dai comunisti staliniani. Finché Leonetti donò a Cortona molti libri e un suo carteggio inedito (salvo poche lettere) con Lev Trotskij, dal 1930 al 1937. Depositato in Biblioteca, nel “Fondo Leonetti”. A oltre trent’anni dalla scomparsa di Alfonso, ho ripreso quella corrispondenza. Ordinata, recuperata fortunosamente, lo si capisce dalle varie grafie: brogliacci scritti a mano, fotocopie, certe persino illeggibili. Scritti in francese – lingua adottata dai Trotzkisti -, ho coinvolto Mirella Marucelli di madre lingua francese. Traduttrice alla prima esperienza, presa da quel mondo d’esuli e perseguitati come il babbo, antifascista riparato in Marocco e Francia, all’epoca stessa del carteggio. Poi ho reso complice Valeria Checconi – studi classici e paleografici – per seconde e terze letture di testi molto estesi. In gergo politico, allusivi di personaggi sotto pseudonimo da meglio identificare – clandestini, esposti a controlli polizieschi e a spie avversarie non meno pericolose. Oltre a dover illuminare, con note aggiunte, la strada al lettore. Questo lavoro di gruppo, presto, sarà reso pubblico a stampa.
Consapevole della sua fine prossima, il vecchio rivoluzionario, dubbioso sugli eventi futuri, salutandoci, l’ultima volta, esclamò: “Che dite, la talpa scava ancora?”. Per “talpa” intendeva l’idea rivoluzionaria della trasformazione socialista delle società capitaliste. Domanda mica da ridere!… Alla quale, di lì a poco, seguì la dissoluzione della Russia sovietica e la fine dei regimi staliniani nell’Europa dell’Est. Di riflesso, i partiti comunisti occidentali, tesi a schivare conseguenze dalla caduta del Muro di Berlino, cambiarono nome, obiettivi e categorie (classi) politiche di riferimento. Abbandonarono Marx, proletariato, socialismo,… accettando il neoliberismo, dietro ai socialdemocratici, salvo residui di socialismo classico tra progressisti, specie anglosassoni. Ciononostante, rimangono due potenze ispirate al comunismo: Cina, tra un po’ prima potenza economica mondiale, e Vietnam, che ha sconfitto in guerra gli USA, forza militare planetaria. Cina e Vietnam però, ritenuti modelli lontani dall’ occidente, sono stati da sempre poco considerati. Intanto, tra gli studiosi, pescando su cataste di libri, si va da un estremo all’altro: da “Il passato di un’illusione – L’idea comunista nel XX secolo” di François Furet (1995), all’ “Attualità di Marx” di Giulio Sapelli (2014). In breve, è evidente quanto sia difficile e complesso rispondere al quesito di Leonetti sulla sua “talpa” scavatrice.
Protagonisti politici rilevanti del Novecento, saggisti di valore, la corrispondenza Leonetti-Trotskij è fonte singolare nell’evocare momenti cruciali degli anni Trenta: diatribe mondiali tra comunisti stalinisti e antistalinisti; fervore e drammi parigini degli esuli antifascisti italiani; previsioni profetiche di sventure incipienti (Hitler al potere); e future, quale l’implosione del regime sovietico. I due, invisi a desta e a sinistra, furono tenuti sotto scacco pesante da governi, polizie e avversari politici, pur disponendo d’armi spuntate: articoli di giornale, pamphlet, e piccoli gruppi di agitatori politici. Riuniti nel nome di Trotskij, votati alla rivoluzione permanente, contrari al partito guida stalinista, contrari alla rottura delle alleanze con anarchici e socialisti (quest’ultimi, bollati social fascisti dalla Terza internazionale comunista), favorevoli a battaglie comuni con chiunque interessato a libertà e giustizia sociale.
Rileggendo il carteggio e gli scritti di Leonetti, un suo lascito è duraturo: in nome della libertà di pensiero e in difesa dei più deboli, non rinunciò mai a battaglie ritenute giuste, anche a costo di enormi sacrifici, subendo soprusi ed emarginazione. E non gli andò tanto male: prese una scarica di legnate fasciste, fu ridotto in miseria dagli stalinisti, tuttavia salvò la buccia, Trotskij, invece , fu picconato in testa (1940).
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