A un anno dalla morte un gruppo di persone si è attivato per ricordare Alfredo Bianchi, la sua epoca e le sue amicizie, attraverso una pubblicazione che vedrà la luce il prossimo anno. Questo articolo, attraverso la voce del suo compagno di sventura Sorchi Patrizio, racconta l’ultima giornata di vita di Alfredo. Buona lettura
Ferruccio Fabilli
Come ricordare Alfredino Bianchi a un anno dalla tragica scomparsa
A distanza di tempo non è venuto meno il proposito, agli amici di Alfredo Bianchi, di dedicargli un ricordo, un’idea scaturita dopo l’incidente mortale d’un anno fa. Tra chi più si sta prodigando nel raccogliere materiale e testimonianze è Patrizio Sorchi, compagno di sventura sopravvissuto all’incidente del novembre 2017, a cavalcioni del Quad guidato da Alfredino. A cui il mestiere di farmacista aveva allargato a dismisura conoscenze personali, ma, come capita risiedendo tutta la vita in un posto, le amicizie durature si formano sui banchi di scuola, e Patrizio e Alfredino l’erano stati fin dalle elementari, e, crescendo, avevano condiviso alcune passioni come la fotografia e, ad essa legata, l’andar in giro a caccia di immagini. Anche in posti particolari come le crete senesi e con mezzi insoliti, come il Quad noleggiato un anno fa in un tour organizzato, in luoghi seducenti ma a tratti scoscesi che richiedono polso fermo alla guida e fegato.
In tre ci eravamo dati appuntamento, Massimo Patrizio Ferruccio, per affinare l’idea sul modo migliore di ricordare Alfredino, amici dalle elementari. Quando un altro ex elementare s’è aggregato, Claudio, di passaggio là per caso, anch’egli con il carico di ricordi di scampagnate in motocicletta a fotografare luoghi cari, com’era stato per Alfredino Castelluccio di Norcia, avendogli dedicata una mostra fotografica il cui incasso (1.500 euro) fu donato agli abitanti del paese terremotato.
Tutti nella stessa classe elementare di Camucia, a fine anni Cinquanta inizi Sessanta, solo per iniziativa di Alfredino, in anni recenti, quella classe dispersa s’era ritrovata a cena. Vicini di banco, il figlio del dottore (De Judicibus) del maestro (Presentini) con Alfredo (figlio del farmacista Edo) rappresentavano i pivelli della elite culturale e professionale Camuciese, pur tuttavia lui non si era dimenticato nessun compagno di classe nel ricomporre con pazienza certosina il mosaico di amici dispersi nel tempo in luoghi disparati. Negli anni successivi, Alfredino si era prodigato nel ripetere la simpatica rimpatriata. L’idea di far gruppo in scanzonata compagnia, è probabile, l’avesse ereditata dal babbo Edo. Farmacisti nel centro di Camucia, padre e figlio han rappresentato un’epoca irripetibile. Per la loro facile comunicativa con chiunque gli si fosse avvicinato, erano riferimenti amichevoli non solo servitori di clienti. Intrattenitori facondi in racconti tratti dalla vita reale in momenti dai risvolti comici e paradossali. Specie Edo aveva fissato in appunti e nella pellicola di celluloide momenti particolari d’una società in trasformazione da rurale a industriosa in mille attività, attrattiva di migrazione interna al comune di Cortona. Nella bella stagione, prima Edo poi Alfredino si erano inventati animatori del dopolavoro serale dell’intero paese, nella piazzetta antistante la loro farmacia. Capaci di valorizzare personaggi simpatici e caratteristici del mondo che passava sotto i loro occhi, da Bruggiamanne al Pittiri, a Giancarlo Lombardini (Bietolone), fino ai più giovani Bartolozzo, Menco e Bambara: insoliti, estroversi, anticonformisti, attori recitanti se stessi con compiacimento e senso dello spettacolo improvvisato, metafora della vita di ciascuno. Le ultime estati, con l’aiuto di Patrizio Sorchi, Alfredino aveva restaurato film realizzati dal babbo per proiettarli con successo di pubblico, facendo rivivere momenti passati raccontati con affettuosa ironia. Patrizio, grazie alla reciproca frequentazione interrotta, ha condiviso con Alfredino l’hobby della foto e dei tour fotografici. Proprio una circostanza simile è stata loro fatale.
Momenti che Patrizio ricorda con emozione, prima di salutarci. Sabato diciotto novembre dell’anno scorso s’erano aggregati a un gruppo di persone unite dallo stesso desiderio d’una scampagnata in Quad-bike, organizzata da guide esperte per un reportage fotografico: un tramonto sulle crete senesi. Siccome mesi addietro Alfredino aveva avuto problemi cardiaci che gli avevano inciso sulla serenità mentale, Patrizio insisté per fargli provare il mezzo in un piazzale. Visto l’esito non tanto sicuro, Patrizio si fece carico della guida impegnativa del Quad su gran parte del tragitto. Alternandosi per brevi tratti con il pur volenteroso Alfredo. Patrizio guidò fino a un allevamento di cinta senese, dove sostarono informandosi sulla genetica di quella razza originale in forte ripresa produttiva. Attesero il tramonto per le foto alle crete baciate dal sole calante. Alfredo volle tornare alla guida. Si trattava di scendere un declivio dritto. Davanti a loro marciavano due Quad con guide e turisti, un altro li seguiva. Alfredo ebbe a dire: “Madonna ritta ch’è la discesa!” “Portati al centro della strada!” l’invitò Patrizio. Quando uno sciacquo stradale fece d’inciampo, il Quad svoltò rapido sulla desta, dove si vedevano solo frasche, l’unico punto della discesa dove si apriva un dirupo di circa 25 metri. Patrizio ricorda l’impatto con le frasche e il buio. Si riprese sputando terra, mentre sentiva parlare qualcuno con il 118: “Uno respira e l’altro rantola!” Provarono a chiamare Alfredo. Patrizio aveva un sasso in testa, notò delle vetture, cercò di recuperare gli occhiali da vista. Alfredo giaceva poco più in alto. “Per il tuo amico non c’è niente da fare, ha rotto l’osso del collo!” fu detto a Patrizio, dolorante soprattutto al costato e agli arti inferiori, mentre con vere e proprie acrobazie lo fecero scivolare sulla scarpata fino all’ambulanza, bloccato dal ragno nella tavola spinale, lungo un greto ripido e pieno d’arbusti. All’ospedale Le Scotte di Siena, Patrizio raggiunto dal figlio Piero e dalla moglie, i tre presero coscienza della morte di Alfredo. Persona indimenticabile ricca di gioiosi e amichevoli sentimenti, da vecchi amici non possiamo non ricordare quanto sia stato sfortunato nella tragica fine e nella vita travagliata da affetti non sempre ricambiati. Andremo avanti nel nostro intento determinati a raccontare, a chi non l’ha conosciuto, Alfredo il suo mondo e il suo tempo, in gran parte il nostro avendolo condiviso, perciò verrà fuori una sorta di autobiografia collettiva.
Massimo Castellani, Patrizio Sorchi, Claudio Faltoni, Ferruccio Fabilli
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