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Eurovision, seconda semifinale: pronostici rispettati

Definite le ventisei finaliste che sabato sera di contenderanno il prestigioso Eurovision Song Contest 2016 Anche questa sera pronostico rispettato con l’Australia e Bulgaria che vanno avanti assieme alla discussa canzone ucraina. L’Albania lascia la kermesse.

 

E anche la seconda semifinale è volata via, altri otto paesi lasciano la Svezia ed altri dieci vanno a completare la griglia delle ventisei finaliste che sabato si contenderanno la sessantunesima edizione dell’Eurovision Song Contest. Il prestigioso palco della Ericsson Globe Arena di Stoccolma verrà finalmente calpestato anche dai padroni di casa della Svezia che sono finalisti di diritto assieme all’Italia, Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna.

Ma quali sono le nazioni che hanno passato il turno? Ecco i risultati della seconda semifinale:

i dieci che sabato saranno in finale sono: Australia, Belgio, Bulgaria, Georgia, Israele, Lettonia, Lituania, Polonia, Serbia, Ucraina.

Gli otto che hanno terminato la loro avventura sono: Albania, Bielorussia, Danimarca, Irlanda,           Macedonia, Norvegia, Slovenia, Svizzera.

L’Australia sarà quindi anche quest’anno in finale assieme ad un’altra delle canzoni più attese, quella della Bulgaria. Non conquistano il gusto del pubblico gli amici di oltre adriatico dell’Albania mentre va avanti la discussa canzone ucraina affidata provocatoriamente ad un’artista tatara originaria della Crimea, terra da due anni al centro di un contenzioso con la Russia. Torna a casa anche la Macedonia, che aveva una canzone in lingua madre in un panorama generalmente dominato dalla lingua inglese.

Piccole emozioni per pubblico italiano che vede per la prima volta apparire Francesca Michielin presente in sala e che ha presentato una breve clip con la canzone “No Degree of Separation”, cantata con nastro arcobaleno sul microfono come a San Remo, che potremo ascoltare per intero solo nella serata di sabato. Rassicurante il sorriso di Francesca che tra poche ore potrà finalmente tirare fuori la sua grinta sapendo di poter contare su una ottima scenografia oltre che sul tifo dell’Italia e soprattutto di tutti gli italiani all’estero che dalla Spagna fino alla lontana Australia potranno anche votarla.

Entrando nel merito di testi, interpretazione e scenografie, è stata una serata con alcune esibizioni vocali da segnalare, tra cui l’australiana (ma di origini coreane) Dami Im, che con “Sound of Silence” (titolo poco originale a dire il vero) mette in luce grandi doti tecniche ed intonazione; c’è poi l’ucraina Jamala, che correda il pesante contenuto critico della sua “1944” con una delle interpretazioni vocali più originali e fantasiose della serata, cantando dall’interno di una evocativa gabbia di luce. E anche stasera non potevano mancare coreografie eclatanti, come quella dell’uomo lupo bielorusso Ivan, che dopo una breve apparizione senza veli si è “moltiplicato” sul palco formando una band di alter-ego tridimensionali, mentre il premio per l’abbigliamento più appariscente va alla bulgara Poli Genova, che ha sfoggiato un abito dallo spiccato gusto anni ’80 con elementi di segnaletica stradale luminosa (nonché uno dei ritornelli più orecchiabili di tutto il festival). Infine segnaliamo alcuni interessanti arrangiamenti, dall’electro-minimal del lettone Justs con “Heartbeat” (davvero pochi i titoli originali stasera…) fino al dance-punk dei georgiani Nika Kocharov and Young Georgian Lolitaz, anche se la loro “Midnight Gold” è persino troppo alternativa per essere in tema.

Giorgio Fusberti & Lidia Manzano

Michele Lupetti

Colui che nel lontano 2006 ideò tutto questo. Fondatore e proprietario di ValdichianaOggi, dopo gli inizi col blog "Il Pollo della Valdichiana". Oltre a dispensare opinioni sulle cose locali è Beatlesiano da sempre (corrente-Paul Mc Cartney), coltiva strane passioni cinematografiche e musicali mescolando Hitchcock con La Corazzata Potemkin, Nadav Guedj con i Kraftwerk. I suoi veri eroi, però, sono Franco Gasparri, Tomas Milian, Maurizio Merli, Umberto Lenzi... volti di un'epoca in cui sarebbe stato decisamente più di moda: gli anni '70

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